- Si — il cui doge Orseolo li nel 998 aveva siffattamente debellate le forze deiNarentani da renderli impotenti ad arrecare quind’inanzi molestia alcuna sia ai navigatori dell’ Adriatico, che alle città istriane. La sicurtà della navigazione conseguita la mercè di Venezia aveva contribuito a rendere più strette ed intime le relazioni amichevoli già esistenti fra gl’Istriani ed i Veneti; anzi varie città istriane, pur rimanendo soggette al loro principe, s’erano poste sotto la protezione della República e s’erano obbligate ad un annuo tributo verso il doge, quale espressione di gratitudine e d’ossequio. Fra quest’ultime si fu anche la nostra Rovigno 35). Nei secoli seguenti però, Venezia, vedendo necessario al consolidamento della sua supremazia nel Golfo l’intero posses o della costa istriana 3(i), coi suoi porti, colle sue navi, coi suoi marinai, coi suoi boschi, fu pronta ad approfittare d’ogni occasione propizia per imporre alle città marittime istriane obblighi, che le assicurassero la dipendenza di queste nelle sue spedizioni marittime e la pièna libertà di commercio nei loro porti. In tale maniera si preparava in pari tempo la via all’intero dominio. E ciò diveniva tanto più indispensabile, in quanto che gl’ Istriani, volendo avere libero inanzi a sè il mare 37), ora che il pericolo delle piraterie nemiche era cessato, 35) Che fra Rovigno e Venezia si fosse venuto a qualche trattato prima del 1149, forse nel 998 e precisamente con Pietro Orseolo II (Cfr. Dandolo, Cron. 1. 9. c. 1, pag. 17), mi pare una necessaria conseguenza delle parole „amudo in antea obedire beato Marco“ contenute nel giuramento del 1149 (cfr. la nota 39). 3e) „Mi sarà facile a mostrare a V. Sublimità di quanta stima deve essere appresso lei per interesse delle cose sue la detta Provintia (del-l’Istria), accennandole che siccome è la più vicina di tutte le altre a questa gloriosissima sua residenza, così si può dire che sia fondamento in buona parte del suo fideUssimo Stato, essendo recetto et nido, per la capacità de tanti porti che vi sono in essa, de tutta la navigatione tanto necessaria a questa inclita città di Venetia.“ Relazione 8 luglio 1600 di M. Ant. Contarmi pod. e cap. di Capodistria. Cfr. C. De Franceschi, Istria, Note storiche. Parenzo 1879, pag. 458. 37) Nota giustamente il prof. P. Tedeschi (Del Decadimento dell’Istria Capod. 1880, pag. 39): „Le repubblichette istriane, impedite di estendere il loro dominio nella campagna baronale, avrebbero dovuto ben presto spegnersi quasi soffocate in quel serra serra, se non avessero avuto dinanzi il libero mare.“