— 42 — sulla costa dalmata, sia per quelle dei Saraceni. Dei disastri sofferti per tali piraterie, parte ne registra la storia, come quello dell’anno 876 in cui Rovigno, assieme ad Umago, Sipar e Cittanova, fu messa a sacco da Domagoi duce dei corsari altri ne sono ricordati dalla tradizione popolare. E certamente le incursioni che i Saraceni fecero nel Golfo negli anni 819 ed 842, e quelle fatte dai Narentani nel 865 e. nel 887, dovettero essere infeste anche per la nostra città, od almeno per il suo territorio ; in quanto che le cronache, senza far cenno di alcuna città in particolare, ci dicono che da tali piraterie la costa istriana venne devastata. La vigile guardia che la flotta veneta faceva nelle acque del Golfo, la prontezza colla quale piombava addosso alle barche corsare che ardivano penetrarvi, e le vittorie da essa in vario tempo riportate sulle loro squadriglie, procurarono alle città istriane anni più tranquilli e sicuri, durante i quali esse poterono riaversi dalle incursioni e dai saccheggi sofferti. Ed anche le condizioni economiche di Rovigno deggiono essersi sensibilmente migliorate nella prima metà del secolo X, se i Rovignesi poterono inalzare in questo tempo, come fu già ricordato, una nuova e magnifica basilica in onore della Santa loro protettrice. Non lungo però si fu il periodo di pace goduto da Rovigno, perchè nel 965 gli Slavi le furono addosso, e messala a ferro ed a iuoco la rovinarono tutta"). Nè qui si limitarono le loro l0) Dandolo, Chronicon, L. 8, cap. 24: Quia Sciavi cum navibus veniente» Umagum, Ciparum, Aemoniam et Rubinum urbes Istrice depo-pulaverunt, Dux propterea cum 30 navibus exiens cum Sclavis bellum peregit et victoriam obtinuit, et non ingratus ablata Ecclesiis Istricis restituit, et propter fcedus quod cum Sclavis babebat omnes captivos libere demisit. Sanuto, Vite: E i Mori vennero in Istria a depredare la città di Grado. E gli Schiavoni poi vennero colle sue navi nell’ Istria e depredarono Umago, Emonia e Rovigno luoghi dell’ Istria. Onde il Doge con 30 navi uscito di Venezia fu alle mani con gli Schiavoni et ebbe vittoria. ‘ ') Nella cessione fatta dal patriarca di Aquileia al vescovo di Parenzo della chiesa di Rovigno nel 966 (cfr. la nota seg.) si legge: Terram Rubi-nensi nomine, quod etiam, heu proh dolor, mvper a nefandis Slavis ac duris barbaris destructum est... A cagione di questo nuper credo legittimo il non separare di troppo i due fatti, cioè il saccheggio e la cessione.