vescovo era stato investito di 500 decimatari20), prendendo a pretesto di non possederne che 200, chiese ad Uberto che li completasse. Avendogli questo risposto non saper nulla di tale infeudazione e la provasse mediante carte o vassalli, il conte, adirato per tale risposta, si portò colle sue soldatesche su Rovigno, imprigionò Scandalo, e non lo lasciò libero che quando, coll’intervento del patriarca Pellegrino, si piegò a ricevere l’investitura della detta decima dalle mani del conte ed a dichiararsi tributario a lui e non al vescovo. Così il conte tenne la decima di Rovigno quale indennizzo per i 300 decimatari che sosteneva gli mancassero. Il vescovo dovette cedere dinanzi alla forza, poiché, com’ egli s’ esprime nella relativa protesta, il conte „talis persona erat et tam potens cui Parentinus Episcopus non poterat contradicere“. Ma Pietro che gli successe, non si rassegnò a tale perdita, protestò, reclamò, e tanto seppe fare che il conte, interpostosi mediatore il patriarca Goffredo rinunciò a quella decima in mano del vescovo, a cui anzi il detto patriarca elargì analogo privilegio 'i2). Inoltre quando ai 12 agosto 1183 (1193?) 23) il vescovo Pietro investì in Pisino, alla presenza del conte Mainardo, le di lui figlie Matelda e 20) Il Dr. Kandler scrive in tale proposito nell’Istria a. 7 (1852' n. 42, pag. 196: „11 conte pretendeva che il vescovo Uberto gli avesse promesso 500 decimatori o piuttosto decimandi. Il quale numero sembra indicare ad una unità di possessione rustica, ad un marno, del quale non è bene certa nè generale l’estensione ; solitamente era di 12 iugeri romani, pari a 5 iugeri ed 844 pertiche austriache, così che sarebbero stati concessi al conte presso che 2750 iugeri; però vi erano anche mansi minori; forse in Rovigno un manso era formato da 10 giornate d’ arare.“ ") Nelle carte che contengono il racconto di tali eventi publicate dal Kandler nel Cod. dipi. istr. a. 1188 havvi o errore nei nomi dei patriarchi, o confusione nell’ordine degli avvenimenti. In questo periodo siedono: Peregrino I (1132-1161), Ulrico (1161-82), Goffredo 1182-95, Peregrino II (1195-1204). — Se il patr. Peregrino del racconto, è il secondo di tale nome, allora la prigionia di Scandalo deve porsi dopo il 1195, cioè dopo la prima pacificazione avvenuta per opera del patriarca Goffredo. -2) „.. .. ut patet ex Privilegio Patriarche Gothofredi,“ — Così nel Codice dipi, istriano, a. 1183. 2S) Kandler, Cod. dipi. istr. 12 ag. 1183. — Forse più. esatto potrebbe essere il 1193, anno cui corrisponde l’indizione XII segnata nel documento, ed in cui Mainardo II era già al governo delle province goriziane, mentre nel 1183 viveva e reggeva tuttora suo padre Engelberto II.