inoltre promosso il benessere materiale della popolazione ; essendoché l’agricoltura, la pesca, la navigazione ed il commercio, la mercè d’una serie di sagge istituzioni e di utili provvedimenti, poterono raggiungere sotto il veneto Governo un notevole grado di sviluppo. In pari tempo però la República aveva dato alla navigazione ed al commercio marittimo del-l’Istria un indirizzo, che, vantaggioso nei primi secoli, doveva coll’ andare del tempo divenire rovinoso per la nostra città. Ed appunto la questione del commercio marittimo si fu il punto nero nelle relazioni con Venezia, l’incentivo a’ frequenti litigi colle superiori Autorità. E qui giova ricordare quanto fu già detto altrove, cioè come le rendite principali della República veneta consistessero nel ricavato dei dazi. Laonde, avute in suo potere le città marittime istriane, Venezia, mediante una serie di terminazioni aveva fatto sì che, meno poche eccezioni, tutti i prodotti esportati dalla nostra provincia per la via di mare venissero alla Dominante, e qui fossero venduti. In tale modo, mentre il tesoro publico sensibilmente s’avvantaggiava per i dazi d’introito e di consumo, la Capitale veniva a godere della massima copia di vettovaglie e d’ogni altra sorte di derrate ; ed il loro prezzo, per la grande affluenza, era mitissimo. In fatti, del pesce pescato, mentre un terzo doveva essere portato nella pescheria di Rovigno e lì pagare il dazio comunale, gli altri due terzi dovevano venir condotti a Venezia, ove pagavano il „dazio al palo“ 1B) ; — la carne, il formaggio, la galla, i filati, il griso, il cuoio, i cereali, il miele, la cera, il vino, le pietre, l’olio, le legna, in una parola i prodotti tutti del paese, non potevano, per la via di mare, essere in generale condotti altrove che a Venezia muniti delle relative lettere di carico (estrazioni), e dovevano colà pagare il dazio ricevendo la controlettera di scarico (i rèsponsali) per comprovare, al ritorno, che tutta la merce era stata effettivamente portata a Venezia; in caso diverso, la merce era trattata quale contrabando, e venduta all’incanto; il naviglio sequestrato, ed in caso di recidiva aggiungevano il carcere, bando ecc. ecc. I9) Cfr. la nota 29. Le notizie contenute nelle note 21, 29 e 31 le devo alla gentilezza del cav Tom. Luciani.