— 150 — L’avidità del lucro insegnò ad usare nella pesca forme di reti (tratte) a maglia troppo stretta e minuta, ed una quantità di altri amminicoli o metodi, per i quali, o si veniva a distruggere il pesce appena nato, o a devastare i siti ove deponeva le uova ; onde ne derivò sensibile diminuzione del pesce pescato, con danno dei consumenti, degli esercenti, e del veneto erario. Fu per tanto die la Carica di Capodistria si vide costretta ad ordinare che si publicasse anche in Rovigno la terminazione 16 gennaio 1747, con la quale si proibivano le tratte con maglie troppo ristrette, la pesca coi ludri, ed altri modi che rasavano il fondo del mare ; inoltre il getto dei sassi ecc. ecc. Siccome questa legge tendeva restituire coll’ andar dèi tempo alla pesca la primiera sua proficuità, il Senato chiamava responsabile dell’ esatto adempimento della stessa „in prima linea la Comunità di Rovigno27), come quella che più estesa aveva la pescagione“. Ma pur troppo anche questa legge, come tante altre, passò inosservata ; ed i pescatori continuarono coll’usato sistema, fino a che essi stessi ne videro le dannosissime conseguenze, quando, l’abuso delle reti a maglia troppo stretta ed il pescare a fondo e fuori di stagione ebbe rovinato anche la pesca delle sardelle. Allora si pentirono di non avere obbedito agli ordini ducali : allora in un’ adunanza di tutti gli appartenenti all’ arte della pesca, tenuta nel palazzo pretorio li 10 agosto 1761, decisero doversi tutti d’allora in poi astenere da tale modo di pesca. I pescatori di Rovigno usavano anche pescare nella acque del Comune di Pola, cioè lungo quel tratto di costa, che da Yistro va per Promontore sino a Carnizza; e vendere a Pola il pesce pescato. Sorse perciò lite fra i due Comuni, che finì nel 1711 con un componimento (11 aprile), in forza del quale, verso l’esborso da parte del Comune di Rovigno di lire 650 all’ anno per 5 anni, i pescatori rovignesi potevano pescare e vendere qualunque sorta di pesce nelle acque di Pola e sua giurisdizione, tranne le peschiere private e l’interno del porto. Spirati i 5 anni, la questione si rifece da capo, e terminò nel 1724 con un nuovo accordo, per cui il Comune di Rovigno pagherebbe annualmente lire 700, e conseguirebbe con ciò per i suoi pescatori libera la pesca e la vendita del pesce nelle ”) L’Istria, 4, 43, pag. 167.