-fìl- li padre, in questa, s’è rimaritato ; e la matrigna, che odiala Cenerentola, le consegna, oltre il gregge da pascere, una stragrande quantità di lino, perchè lo abbia a filare. La supposta vacca s’offre, allora, lei alla figlia per filarglielo : se lo mete in bocca, lo mastica, e poscia glielo rende, facendoselo uscire bell’ e filato da un’ orecchia. Nel secondo dei conti romani, editi dalla Busk (p. 31 op. cit.), una vacca pure fa la guardia alla figlia perseguitata, e compie essa tutti i lavori che vengono a questa imposti dalla matrigna; fra cui c’è anche quella comune di filarle del lino. Essa le dice: — „Butta sopr’alle corna a me, E vattene a far l’erba per me.“ —- Durante l’assenza della giovane, la pretesa vacca diventa donna ed eseguisce lì per li il tutto. La matrigna scopre il fatto e fa uccidere la vacca, che tale è, intanto, ridiventata la donna; ma, prima che ciò si compia, la bestia parla: dice alla fanciulla che, non appena essa sarà stata sgozzata, le frughi nel cuore, che vi troverà una palla d’oro (su per giù come avviene nel nostro conto); la prenda, e, ove si trovi in frangenti, ne invochi l’aiuto dicendole: — „Palio dorato ! Palio dorato ! Vestimi d’oro e dammi l’innamorato!“' — Più s’avvicina alla novellina rovignese, per quest’invocazione, la XLII delle Fiabe siciliane (Pitrè, 1. cit., p. 374) : — „Gràttula - beddàttula, Acchiana susu e vesti a Nina, E falla cchiù galanti eh’ ’un era assira.“ — E più oltre (p. 375): — „Grràttula - beddàttula, Spogghia a Nina, E falla com’era assira.“ — Nel conto norvegese, la parte che, in genere, ha la vacca, è rappresentata da un toro. Siccome la figlia del re è tenuta a digiuno dalla solita crudel matrigna, il toro le si avvicina e le fa, in suo linguaggio sapere, che nell’orecchia sinistra esso tien celata una salvietta. Dice alla giovine di prendersela e di distenderla; chè subito si avrà da bere e da mangiare a sazietà. Anche qui l’accorta matrigna scopre la trama, e divisa di far uccidere il toro; il quale, reso di ciò avvertito, pensa di scappare insieme colla giovine. Tutti e due, di fatti, fuggono e, dopo un lungo aggirarsi, arrivano finalmente presso il castello del re. Il toro, allora, dice alla sua compagna di ammazzarlo, scuoiarlo e conservarne la pelle; riponendola in un dato sito. Tutte le volte eh’essa avrà bisogno di lui, non avrà che a battere con un bastone su questo luogo ; egli allora ritornerà a recarle ajuto ed a scamparla dai pericoli, che la possano minacciare.