- 147 - „Le piscine, o come anche le dissero, le peschiere, in seni di mare chiusi, in seni non accessibili alla navigazione, circondati da predi in modo che si potessero ritenere appendici dei predi stessi, erano di dominio privato ; e come il dominio, così anche l’esercizio della pesca era a libera disposizione del proprietario“ 15). Le altre acque invece erano proprietà del relativo Comune, il quale lasciava Hbero ai Comunisti l’esercizio della pesca, verso l’obbligo, da parte dei pescatori, di provvedere la pescheria della necessaria quantità di pesce a prezzi modici e fìssi, stabiliti o dallo Statuto o da apposita legge. Di grande momento fu sempre la pesca per le nostre città litoranee in generale, e per Rovigno in particolare.; in quanto che il pesce costituiva uno dei principali alimenti della popolazione 16), ed un rilevante articolo di commercio. Ponte però di ricchezza per la città di Rovigno divenne la pesca soltanto sul finire del secolo XYII, quando fu scoperto da un pescatore rovignese modo più acconcio I7) a pescare le sardelle. Si fu in conseguenza di ciò che il numero delle brazzere, il quale fino a quel tempo era stato fra il 50 e 60, salì ben presto a 140; ed anzi, durante la stagione estiva, attendendo tutti alla pesca delle sardelle, si aveva grande penuria d’altro pesce. Le sardelle 15) Dr. Kandler, L’Istria, 4, 42, p. 165. — Le peschiere communali di Rovigno erano: Val saline, Yal alta, Lavarè, Polari.— Peschiere private: Val di squero o Porticiuolo (Portizzol fra S. Gottardo e Punta della Muecia), Cu vi, Yalmastin. 16) Si noti che prima del 1739, durante tutta la quaresima non era permesso di cibarsi nè con uova, nè con latticini, e solo nel detto anno il Vescovo di Parenzo, ad istanza dei Giudici, concesse (e questo si è il primo Indulto che si conosca) di usare delle uova e dei latticini nel tempo quaresimale ad eccezione dei Mercoledì, Venerdì, Sabato, delle vigilie e di tutta la Settimana santa. 17) Non è ben certo come ciò avvenisse. Le Cronache del Costantini raccontano che a Rovigno si cominciassero a pescare sardelle soltanto nel 1695, quando un certo Caenazzo, pescando mende, prese anche delle sardelle (Cfr. L’Istria, 4, 55. p. 221). — Ma dalla Parte presa nel Senato li 21 maggio 1692 si sa che qui si pescavano sardelle anche prima di tale epoca; laonde il ritrovato del Caenazzo dovrebbe forse riferirsi non alla pesca delle sardelle in sè stessa, ma all’ invenzione d’ un metodo particolare onde pescarle con facilità o in quantità maggiore, oppure, come suppongo all’ avere scoperta un’ esca (trittumi di granzì) molto appetita da questo pesce. *