— 198 — acquistato nome colla „Popolazione di Trieste nel 1875“ (Trieste 1878); e olii lo avvicinava sa con quale indefesso studio si preparasse alla publicazione d’un lavoro di molta lena, che gli avrebbe procurato posto distinto fra i cultori delle scienze sociali e statistiche. Ma la morte lo tolse all’ affetto dei suoi, ed alle speranze della patria nel 1880, in età di soli 33 anni. Nel periodo della Riforma, una certa reazione contro la vita scorretta del clero si manifestò anche in Rovigno. Sappiamo 28) che il podestà Bembo, per eccitamento della Curia vescovile, iniziò nel 1552 processo contro coloro che avevano affisso alla porta del Duomo dei libelli in vilipendio della Chiesa e dell’ ordine sacerdotale. Il vescovo di Parenzo, nel suo rapporto 1 luglio 1665 ai sacri Limini29), fa menzione di alcuni delitti commessi dai frati di Rovigno e rimasti impuniti per collisione sorta fra il Nunzio apostolico ed il Senato, ad onta che la popolazione instasse affinchè i colpevoli fossero castigati e gli scandali tolti. Fra i processi del Santo Ufficio conservati nell’Archivio di Stato a Venezia, trovansi, nelle buste 92 e 129, due che si riferiscono a sacerdoti rovignesi. Li ho letti ambedue, ma non si tratta in essi di questioni riguardanti le fede o le cerimonie religiose. Nel primo, fra Lodovico è accusato d’avere distribuite grane (ave) della madre Alvisa di Spagna, le quali, come egli diceva, essa le avrebbe avute dal cielo mediante l’Angelo custode. L’interrogatorio venne assunto in Venezia li 9 gennaio 1636. Contro Don Domenico Ferrarese v’è l’accusa 1 dicembre 1699 portata da una sua penitente, certa Heronima q. Simonis Cassanovichi, moglie a Domenico Medun veneto, per cei’te licenze ecc. Trasferitasi questa donna a Venezia, il suo nuovo confessore, invero con ben poca carità cristiana, quando essa fece la confessione generale, la costrinse a presentare al Santo Ufficio la sopra menzionata accusa, abbenchè dal tempo della 28) Appendice XX. 2!l) Nell’ Istria a. 4, 11, pag. 43,