- 70 — guerra aperta fra Venezia e l’Austria, a Rovigno fu mandato Commissario straordinario il sig. Mudazzo, e quivi vennero accumulate grandi quantità di vettovaglie per approvvigionare i legni che dalla Dalmazia conducevano truppe al campo, o da qui si dirigevano ad altre terre dell’Istria. Quivi inoltre vennero approntate numerose barche di trasporto e concentrata forte mano di soldatesca, sia per usarla alla difesa della Polesana, sia per spingerla ad invadere il territorio degli Arciducali, sia a difesa della stessa città di Rovigno, specialmente quando si temette che l’armata spagnuola penetrasse nel Golfo e tentasse un colpo di mano su l’uno o l’altro dei nostri porti. Se Rovigno non sofferse durante questa guerra alcun danno per opera del nemico, al certo non fu lieta per la presenza delle truppe di presidio, le quali, formate in massima parte da milizie croate od albanesi „danneggiavano non meno il suddito che l’inimico, vivendo esse sempre di rapina“ 18). Laonde continue erano le ostilità fra i soldati di presidio e gli abitanti, ostilità che ad ogni minima cagione degeneravano in zuffe micidiali, mentre il sangue versato diveniva seme d’odio più potente e richiedeva nuove vittime. Dei vari corpi di truppa aquartierati in Rovigno durante il 1617, erano rimaste da ultimo due compagnie di Cimeriotti. Nella pescheria, a motivo del pesce, vennero a litigio un soldato ed un paesano, e la contesa, per l’intromissione d’altri soldati e d’altri paesani, terminò in zuffa sanguinosa. I Rovignesi, vedendosi inferiori sulla piazza della riva, perchè quivi era di stazione il grosso della compagnia, si ritirarono entro la città, e serrate le porte e fattisi forti al portello, non lasciarono penetrarvi alcun soldato. Per vendicarsi poi dell’affronto sofferto, assalirono tutti quei soldati che dispersi trovavansi per le contrade; tre ne uccisero, otto ne ferirono. A stento il Vice-generale Bernardo Tiepolo, giunto in quel mentre per barca da Pola, potè colle minacce e colle promesse acquietare i tumultanti. Ma i Cimeriotti, che dovevano trasferirsi a S. Vincenti, rifiutarono di partire se non 1S) Così scriveva lo stesso Bernardo Tiepolo, allora "Vice-generale nell’Istria, e comandante di queste truppe, nella relazione da lui fatta di tal guerra nel 1617 all’ Ecc. Senato. La relazione trovasi publicata negli atti della Società istriana d’Arch. e Storia patria, voi. 2, pag. 92.