Oggetto di questione si fu, per qualche tempo ancora, il possesso della torre di Boraso (Turris Yoraginis) trovantesi, come è noto, presso Rovigno. Il veneto governo opinava fosse proprietà non del patriarca d’Aquileia ma del vescovo di Pola"), e desiderava non rimanesse in possesso altrui, ma venisse in possesso della República per atterrarla, qualora non paresse miglior consiglio al capitano del Paisenatico ed al podestà di Rovigno di rinforzarla e convenientemente armarla. Anzi il capitano ed il podestà sopradetti avevano nel 1332 annodato pratiche coi proprietari della medesima per ottenerne la cessione verso una determinata somma di denaro, ed il governo era d’accordo d’esborsare il concertato importo3). E sembrerebbe che queste trattative approdassero ad un qualche risultato, poiché il Senato stabiliva il 26 gennaio 1333 che si scrivesse al podestà ed al Comune di Rovigno di far custodire la detta torre come loro sembrasse meglio, e che le rendite di questa e del suo territorio dovessero, sino a nuovo ordine, essere godute da quelli di Rovigno4). Ma d’altro canto sappiamo che il patriarca d’Aquileia nel 1336 infeudò la metà della torre di Boraso a Sergio de’ Castropola in successione ai suoi antenati che da vario tempo la tenevano quale feudo aquileiese5). Comunque, certo ’) Minotto, Doc. 1332, 4 iunii. Dominium et sapientes habeant liber-tatem providendi ut turris Voraginis apud Rubinium, de qua scribit potestas Rubiriii, et que non d. Patriarche, sed d. episcopo Pole pertinet, ad eum veniat. ■’) Minotto, Doc. 1332. 29 augusti. 4) Venezia Archivio di Stato, Senato Misti, voi. XVI. 5) Kandler, Cod. dipi. istr. 1336, 2 ottobre .... Hec sunt feuda quse ego Sergius et predecessores habuimus et tenuimus ab Ecclesia Aquile-gensi.. . Item medietas Turris Borasei cum omnibus suis pertinentiis et cum mero et mixto imperio. Sulla questione ancora molto oscura del feudo di S. Apollinare, e se a questo appartenesse anche Rovigno, si può consultare quanto scrisse il Dr. Kandler nel Cod. dipi. istr. a commento dell’investitura 27 febbraio 1305, nel Conservatore a. 1871, n. 56 e n. 133 (stampato nelle Notizie storiche di Pola, pag. 168), e nell’Istria a. 2, n. 65, pag. 263. Dai documenti però inserir! dal can. Caenazzo nella sua Storia eccl. (cfr. Parte IV; risulta che i Castropola non possedevano in Rovigno altro diritto che di percepire il quartese di tutte le decime; e ciò in base a ripetute investiture avute dai vescovi di Parenzo.