- 129 — § 4. Abitanti ed abitato. Le condizioni del marchesato d’Istria, al tempo in cui esso venne in potere di Venezia, erano tristi quanto altre mai. Nella campagna, le precedenti continue guerre combattute non solo fra le soldatesche, ma più ancora fra le popolazioni stesse, accompagnate dal saccheggio, dalla rapina e dalla uccisione di uomini e di animali, avevano decimata la popolazione. Nelle città litoranee poi, alle guerre ed alle pesti, s’aggiunse anche la malaria. La República, desiderosa di porre riparo a tanto spopolamento della provincia, fallito il parziale tentativo fatto mediante coloni del Trevigiano, della Padovana e del Friuli, decise adoperarvi quei fuggiaschi che dalla Bosnia, dall’Erzegovina, dall’Albania e dalla Grecia ') riparavano, o chiedevano di riparare nei suoi domini, cercando ricovero e protezione sotto le ali del veneto leone. Cominciata, adunque, su larga scala questa colonizzazione della campagna mediante i Morlacchi, numerosi abitanti delle borgate interne dell’ Istria, sia per la pericolosa vicinanza dei nuovi coloni non abituati al rispetto dei possessi altrui, sia per timore si ripetessero le incursioni dei Turchi o quelle non meno devastatrici degli Uscocchi, non vedendosi più oltre sicuri nella vita e nei beni, presero a ricoverarsi col loro bestiame nei luoghi fortificati alla costa. Per l’abbandono parziale della campagna che ne derivò, rumati i casolari, diminuiti i fuochi, anche l’aria divenne meno salubre; e quando cessò il pericolo od il timore delle invasioni, questa insalubrità dell’ aria si fu il principale ostacolo al ripopolamento della campagna; anzi per quelli che, ad onta di tante vicissitudini, vi erano rimasti, divenne il maggiore incentivo a togliersi di là ed a trasferire stabilmente la loro dimora nell’ una o nell’altra delle terre litoranee. E numerosi ripararono anche in Rovigno, città che, per la sua posizione insulare, e per la doppia, anzi triplice cinta delle sue mura, offriva valida garanzia di *) Li chiamavano Morlacchi non nel significato etnologico della parola, ma nel significato di pastori. Lo Statuto di Rovigno li chiama anche Mandrieri, che nell’ uso del popolo equivale a Morlacco.