572 PERIODO DELL’AUTONOMIA specialmente da stranieri, che combattevano solo per interesse pecuniario ed avevano per mira principale il bottino. Il sistema si rafforza coi principati. Allora le milizie indigene restano solo per la polizia interna delle città e per la difesa straordinaria del territorio; ma il servizio ordinario di difesa e di guerra si affida quasi esclusivamente agli stipendiari. Ritraendosi dalla vita pubblica, i cittadini ottengono dal principe facilmente l’esenzione dalle armi, sicché il servizio militare è mutato normalmente nel tributo. Invece i principi assoldano le milizie di ventura; e più dispongono di denaro, più numerosa e potente si fa la loro forza armata, che è motivo di aumento d’autorità e di territorio. Dal sec. XIV, le compagnie di ventura si fanno nazionali : abili e animosi condottieri italiani disciplinano le compagnie, scegliendo i propri soldati, compensandoli lautamente e facendoli combattere per loro conto. Le città e i principi chiamano a loro servizio questi condottieri e queste compagnie, e ad essi affidano la difesa e le guerre del territorio; e così la cavalleria riprende la prevalenza nell'ordinamento tattico, poiché queste milizie erano a cavallo, e scarsi avevano pedoni, più che altro per esigenze logistiche. Questi mutamenti trassero a rovina l’Italia, poiché, persistendo nel dannoso frazionamento urbano e abbandonando le armi alle truppe stipendiane, essa restò quasi senza difesa, nel momento stesso in cui le grandi monarchie straniere, militarmente ordinate e potenti, minacciavano ai suoi confini l’invasione (§ 108), e ne momento in cui la larga applicazione delle armi da fuoco avviava un profondo mutamento degli ordini militari. Se le milizie comunali avevano il difetto di ordinamenti tumultuari ed incerti, esse avevano tuttavia il grande pregio di rappresentare una milizia nazionale, che, con le leghe dei Comuni, seppe talvolta validamente opporsi allo straniero. Con le compagnie di ventura, la difesa fu abbandonata all’ arbitrio di pochi capi non diretta-