860 BTÀ MODERNA [§ 147] Tale rinnovamento economico faceva sentire feconde conseguenze nell’ aumento della popolazione, che, a cominciare dalla metà del secolo XVIII, più non si arrestò nell’ ascesa, e nell’ accrescimento delle pubbliche ricchezze. Le attività individuali, garantite con l’assidua sorveglianza di uno Stato forte e cosciente, trovarono, nella libertà del commercio e del lavoro, l’incitamento a fecondare le terre, a raffinare le jTroduzioni, ad accumulare le ricchezze. I disordini della Rivoluzione, se portarono sconvolgimenti disastrosi per le fortune individuali, servirono tuttavia a scuotere e a rianimare nuove energie. Ma, per l’opera di difesa delle libere attività individuali, doveva lo Stato, secondo le tendenze delle nuove forme politiche (§ 145), spezzare gli ultimi avanzi delle restrizioni e dei privilegi, che erano stati la base del diritto nell’età del rinascimento (§ 78); e da una parte, richiamare a sè stesso quanto si era veduto strappare dalle forze autonome delle classi, dei ceti, dei municipi, dei corpi; dall’altra, restituire ai cittadini una parte delle loro libertà, che quei vincoli erano venuti ad assorbire. A questo movimento si riallaccia il grande fatto dell’ abolizione della feudalità, che fu economicamente possibile, allorché 1’ equilibrio della proprietà mobiliare e immobiliare consentì che fossero tolti i vincoli, i quali gravavano la terra, e allorché le finanze dello Stato, largamente provvedute da cespiti certi e regolari, furono in grado di sopportare la rinuncia ai redditi feudali e l’assunzione diretta dei servizi gravanti sul feudo. Naturalmente 1' abolizione era già in parte avanzata, laddove, per opera dei più forti Comuni, queste condizioni si erano venute spontaneamente maturando, fin dal secolo XIV; in modo particolare in Lombardia, nella Venezia e nella Toscana (§ 77); ma da questa età muove propriamente la legislazione intenta a sopprimere il feudo come istituzione, soprattutto per rafforzare