Fuori combattimento 35' che in certi momenti rischierebbero la vita per una tazza di caffè caldo. Tanto, vale cosi poco lassù la vila! Eppure io li invidio nel loro pericolo, nel loro moto, nella loro fatica e persino nelle loro privazioni. Si è che sono stufo di fare l’ammiraglio immobile, attaccato ad una banchina per mandare gli altri fuori e contare i morti e quelli che non fanno ritorno. Era cosi diverso il mio sogno di comando e di guerra! ». « Tu sola sai quanto in questi ultimi anni ho patito. Ma venne la guerra ed ho sperato e creduto in questa crisi come nel sicuro rimedio di un moribondo. Dapprima, pur soffrendo, ho serenamente confidato nel tempo. Mi parve per un istante che cominciasse la redenzione, e fu nei giorn di Valona e nei primi mesi di Brindisi. E poi... ecco disilluso senza remissione ». « Cosi, prima di morire, avessi la consolazione di ricredermi ! ». « Nessuno mi annoia. Ed è fortuna perché in questo momento sarei molto insofferente e prenderei in mala parte qualunque contrasto ». «Tu sai come io divento muto quando ho l’anima in sangue: muto e freddo come una statua e rientro in me come una lumaca. È un difetto che mi fa offrire ancor più. Ma è anche la mia forza di dominio sugli uomini. Una forza del mio mestiere questa di non riportare sugli altri le mie sofferenze. Ed è una seconda natura che mi sono fatto. In questa occasione, del resto, o meglio in questo periodo, non avrei neppure potuto ricorrere a te. Sono cose difficili a scriversi, ma impossibili poi in quest’ora nella quale uno sfogo potrebbe diventare attraverso la censura una gravissima indiscrezione. Tacere adunque e lavorare e conservare quel bel titolo al quale tu mi accennasti nella precedente tua lettera: “Marina del dovere”. Oh, quanto sento di farlo in tutti i sensi, completo, senza la minima restrizione. E questo sentimento mi ripaga almeno il sacrificio che faccio di me stesso, ora per ora, minuto per minuto, sempre ». Ai primi di dicembre arrivò a dichiararsi ormai privo di speranza e d’ambizione, mentre appunto la tenace speranza e l’invincibile ambizione erano le cause della sua sofferenza, perché sempre deluse da quel genere assurdo di guerra. Perfino l’immagine della morte, trascurata sempre, gli si presentò consolatrice: « Stamane sono andato al