558 periodo dell’autonomia nel Bull. stor. bibl. subalpino, Pinerolo, 189* seg. e nella Bibl. storica subalpina ; per la Sardegna: Besta, La Sardegna medioevale, Palermo, 1908-1909; Solmi, Studi stor. sulle istituz. della Sardegna nel medio evo, Cagliari, 1917 ; Di Tucci, Istituzioni pubbliche della Sardegna nel periodo aragonese, Cagliari, 1920. § 97. — I parlamenti. Il limite opposto dall’organizzazione delle classi al potere del principe, nelle monarchie medievali, si sostanzia nell’istituzione dei parlamenti. L’origine di questa istituzione, nella sua forma più completa, non è da ricercare, secondo il vecchio insegnamento, nella continuazione delle antiche assemblee provinciali romane, troppo remote, o nell’ antica assemblea germanica, che si continua propriamente nelle diete del regno, esaurite col declinare dell’autorità regia e imperiale (§ 77); nè deve essere assegnata esclusivamente, secondo le dottrine più moderne, all’ esigenza delle monarchie di richiedere donativi e contribuzioni finanziarie dai sudditi. Tutti questi elementi tradizionali e nuovi hanno contribuito al sorgere dell’ istituzione, ma non ne sono stati la causa diretta. I parlamenti delle monarchie medievali derivano piuttosto dall'organizzazione feudale, come trasformazione delle assemblee regionali (piatita generatici) dell’età carolingia (§§ 28, 49), allorché cominciarono a radunarsi regolarmente intorno a un principe territoriale, per discutere sui gravi interessi dello Stato, per provvedere a straordinarie contribuzioni finanziarie, per affermare ed allargare i diritti e i privilegi delle classi più influenti nello Stato e organizzate in forma autonoma di fronte al principe. Perciò in essi ha sempre il primo posto la classe dei feudatari, garantita dai propri privilegi, in atteggiamento di definita dipendenza dal principe; e, accanto a questa, in posizione altrettanto autonoma, sta l’ordine degli alti dignitari ecclesiastici, pur esso dotato di immunità giurisdizionali e finanziarie