Per l'esercito 34' Lentamente la calura estiva svanì nel fresco, luminoso autunno veneziano. Poi il primo inverno di guerra copri l’immobile laguna sotto il sordo lenzuolo del caligo, e in quella nebbia fosca affondò la malinconia dei giorni senza luce di sole, senza calore di speranze. Pur nel naufragio del suo sogno di combattimento, Cagni custodi una fede assoluta, una presaga certezza di vittoria. « È un grande duello — scriveva — dal quale nella peggiore ipotesi nasceranno gli Italiani come D’Azeglio invocava. Sol per questo valeva la pena di farlo. Gli ebrei raccolsero sempre denaro e diventarono ricchi ed anche potenti per il ioro denaro, ma sono rimasti sempre ebrei e disprezzati in fondo al cuor nostro e subiti più che desiderati e sfruttati più che amati. Cosi gli Italiani, col loro bilancio alla pari, col benessere economico sempre crescente, con l’industria fiorente, mandolinisti e mangia-mac-cheroni! Ma ora non più, e trenta anni di vili acquiescenze e di fruttiferi compromessi sono stati lavati e purificati dalle rocce del Carso insanguinate gloriosamente e vittoriosamente. Ed ogni palmo di terreno conquistato con tanto sacrificio vale moralmente una provincia ed ogni comune una colonia! Che cosa rende? Fa gl’italiani, li fonde in un’anima sola nazionale, li rende fieri della patria, e li rende onorati e temuti all’estero, effettivamente e non a chiacchiere ». « Nascerà quel forte, vero, profondo patriottismo che noi si invidiava ai Francesi, agli Inglesi e che fa scomparire differenze di classe e di regioni e che crea un’anima nazionale che ancora era in fascie, titubante e malferma ». « Al minimo sacrificio personale il patriottismo scompariva. Al più piccolo interesse cittadino era posposto quello comune dell’Italia. Non sono passati due anni che si impedì per campanilismo una direttissima Genova-Milano. Ora il sangue e la morte segneranno profondamente gli Italiani e daranno ad essi una visione più grande, più vasta, più completa della nazione ». Ecco i motivi ideali del suo interventismo riaffermato in pieno malgrado le acerbissime delusioni provate nella guerra che era ferma, sorda, quasi occulta e senza gloria di battaglie. Si rallegrò con Corradini quando seppe di numerose con-