84 Giovinezza in pratica Viceré, accompagnarono il Principe in visita al campo trincerato ed a un forte dominante la strada che si snoda nel fondo della gola di Cabul, passo obbligato sul quale Cagni fantasticò di una futura battaglia fra Russi e Inglesi a cavallo del confine indiano. Lasciato quell’ambiente dei racconti di Kipling, proseguirono da Siliguri con la ferrovia che sormonta le pendici del-P Imalaia fino a Darjeeling, centro montano di popolazione mongolica, fresco belvedere a duemilaquattrocento metri dove si rifugiano durante l’estate gli alti funzionari dell’impero. «Bisogna essere inglesi per fabbricarsi una casa in questi posti! » annotava Cagni, marinaio e per nulla alpinista, proprio alla vigilia di subire l’incantesimo della montagna. Fu nel penultimo giorno del gennaio 1895. All’alba la comitiva del Duca aveva raggiunto il luogo più adatto per osservare il Kanchenjunga, la più alta vetta del globo dopo l’Everest, montando certi piccoli “ponies”. Di rado avviene che il quasi perenne sipario di nubi si apra a concedere la vista delle massime cime. Ma benché il tempo fosse minaccioso, « la buona fortuna ha voluto completare la nostra escursione nell’india lasciandoci ammirare l’immane montagna, ed è indescrivibile l’impressione che fanno tutte quelle guglie inargentate, con mille riflessi, e quegli azzurri ghiacciai e sovra tutti il maestoso gigante ». « Restiamo una mezz’ora come inchiodati dove siamo. Il sole si alza: il monte a poco a poco avvolto dalle nubi sparisce dai nostri occhi ». Il bagliore del gigantesco diadema scintillante a quasi gooo metri si era riflesso negli occhi dei giovani ufficiali come una lusinga ed una sfida che il Duca subito raccolse in cuor suo. Tuttavia fino ad oggi il Kanchenjunga è ancora inviolato dal piede dell’uomo e quando, il 5 aprile 1933? due aeroplani della spedizione del commodoro Fel-lowes lo sorvolarono, Luigi di Savoia e Umberto Cagni erano già morti. Prima di lasciare l’india il Duca partecipò ad una magnifica festa presso il Viceré lord Elgin; ma lo sfarzo del cerimoniale mise i nostri in un certo disagio per causa inversa a quella del disagio provato alla Corte ateniese dove tutto era sciatto e volgare, mentre qui a Calcutta