SCUOLA DI PAVIA 257 del diritto romano. Forse un saggio dell’attività della scuola, per il secolo X, si ha nella Concordia de sin-julis causis, che è un tentativo d’ ordinamento sistematico delle leggi longobarde, falsamente attribuito a un Lupo e al secolo IX. Certo è che la scuola ha una tradizione: le opere da sa uscite ricordano alcuni giuristi col titolo di antiqui 1 anche di antiquissimi, sia perchè qualcuno può esser fatto risalire alla seconda metà del secolo X, sia anche perchè seguono un indirizzo dichiarato più antico; e a questi si contrappongono i moderni, spettanti alla metà ilei secolo XI, con direttive scientifiche nuove. Agli antiqui appartengono Sigifredo (991-1043), Bagelardo e soprattutto Bonifiglio (1014-1055), ed è loro tendenza di attenersi più rigorosamente al testo delle leggi, ckia-’ ite con semplici interpretazioni e confronti, attribuendo ai diritto romano una importanza puramente sussidiaria e cercando di regola di interpretare il diritto longobardo col diritto longobardo. Invece i moderni, detti anche valentes, tra cui si può collocare Guglielmo (1014-lA)54), contemporaneo degli altri, e sopra tutti il celebre Lanfranco di Pavia (1005-1088), che ebbe risonanza di dotto giurista e novatore, fondò la scuola di Bec in Normandia e morì arcivescovo di Canterbury, si distinguono per una migliore cognizione delle leggi e per una più frequente applicazione del diritto romano. J>’a gli antiqui e i moderni, potrebbe esser collocato Gualcosio (metà del sec. XI), che, per aver fatto posto nei testi alle leggi cadute in disuso ed anche per avervi aggiunto commenti propri, qualche volta confusi con le ^eSol, si guadagnò reputazione di falsario, onde, nella tradizione delle scuole, legge gualcosina valse quanto legge falsa, da respingere e da condannare. Appunto da questa scuola uscirono i testi e le opere scientifiche più importanti di questo periodo, intorno a diritto longobardo. Si incomincia forse con la rac-a (lei capitolari, già compilata nel 958, nota col Solmi. - stori i del dir. il. 1?