POPOLAZIONE E CAPITALISMO 427 Anzitutto si può scorgere un rapido aumento della popolazione nelle città, nelle borgate, nei castelli, favorito dalla maggior sicurezza delle persone, dalla più frequente facilità dei redditi, dall’ abbondanza relativa ¡¡olle sussistenze e dalle accresciute agiatezze. L’aumento e più largo, nelle città, sia per una intensa produzione, sia perchè verso la città sono attratte lo genti della campagna, in un moto costante di inurbamento. Si può dire che, dal sec. XI al XIII, la popolazione delle città, pà numerosa alla fine del periodo feudale, quasi si raddoppia. D’altra parte la popolazione non diminuisce nelle campagne, nonostante il moto verso la dimora cittadina; anzi nelle corti e nei castelli si formano popolose borgate, che in qualche luogo raggiungono l'importanza di un centro urbano; mentre la coltura intensiva dei campi mostra che le braccia non sono venute meno al lavoro rurale. Sul principio del sec. XIV, Venezia supera i centomila abitanti, e questa cifra toccano e superano Milano e Firenze; mentre Genova e l isa, Bologna e Siena, Perugia e Ancona, Napoli e Palermo prendono aspetto di grandi e popolose città. Nè questo moto ascendente è meno vivo nei minori aggregati urbani, nei borghi e nelle ville. Così la ricchezza rapidamente si accresce, con l’aumento della produzione e degli scambi, che servono ai bisogni intensificati di un largo consumo; e si fonda una economia capitalista, col predominio vittorioso delle ricchezze mobiliari e col regime del salariato. Le industrie, che avevano fino allora servito quasi esclusiva-mente alle necessità locali, nel chiuso cerchio delle città o nell’ordinamento curtense delle campagne, hanno ora un forte slancio, che apre loro, nel grande commercio internazionale, larghe fonti di guadagno. Sono principalmente industrie cittadine, favorite da una tecnica più raffinata, e rese possibili dall’ apertura dei traffici e dal gran numero delle braccia lavoratrici. La materia prima viene derivata anche da lontane regioni,