274 PERIODO F1UDALE Ma, veramente, la cavalleria ebbe uno sviluppo alquanto diverso in Francia (1). Qui, dove la successione dei feudi seguì la regola limitatrice della primogenitura, la cavalleria risultò principalmente formata da tutti coloro, i quali, come figli cadetti, non avevano possesso di benefici, insieme con ogni altro individuo che, forte, di ricchezze o di valore, si fosse dato all’ esercizio delle armi a cavallo. Il sentimento religioso e una bella idealità civile, dettando alla forza bruta dell' armi il dovere di un contegno conforme ai precetti del cristianesimo e del diritto, trassero a immaginare la cavalleria, come una società ideale di uomini, chiamati alla protezione della fede e dei deboli, alla difesa, degli oppressi, alla tutela della giustizia. La poesia e le crociate finirono di idealizzare la missione, -e ne nacque un istituto, che non tardò a diventare un privilegio quasi esclusivo della casta nobiliare. In Italia, invece, dove le città tennero il predominio (§ 50) e dove non ebbe generalmente vigore il principio della primogenitura (§ 41), mancò quella classe singolare, che poteva dar vita all’ ideale cavalleresco; e si ebbe invece una piccola nobiltà, costituita dai cavalieri (milites), che avevano il possesso dei minori he-befici e 1’ uso delle armi a cavallo. Queste classe, che ebbe per lo più dimora in città, restò aperta anche ai semplici liberi e ai dipendenti, mediante le ricchezze e il possesso dei benefici; e ad essa, divenuta la principale classe urbana, si trasportarono i principi e le forme, che P Italia derivò dall’ imitazione dei modelli stranieri, soprattutto per il tramite dei poemi cavallereschi. Allora entrano anche nel diritto italiano i riti simbolici del bagno rituale e della mistica veglia, accanto alla primitiva consegua dell’ armi per la creazione del cavaliere, e si raffina il gusto degli ideali cavallereschi. (1) Cfr. Pivano, op. cit. in fine al paragrafo.