Difensore della vittoria 407 singare la mia vanità dimostra però con quali metodi sono state fatte le elezioni ed io non so ancora rendermi conto se furono proprio un fiasco ministeriale, oppure se di sottomano fu potentemente aiutato il partito socialista dal Ministero stesso ». Comunque, in piena catastrofe dei suoi amici politici, conservava una fiducia intelligente: « Qualunque cosa avvenga non credo che il paese si arresterà nel suo cammino perché il settanta per cento degli elettori che non ha votato ha il suo peso e rappresenta una volontà moderatrice che fermerà qualsiasi tentativo di eccessivo movimento ». Acuta intuizione per la quale il marasma interno era attribuito più alla disintegrazione del regime liberale che alla effettiva affermazione socialista; intuizione dovuta a una fede superiore immune da panico. Come aveva creduto dopo Caporetto, cosi l’ammiraglio credette durante quella disfatta in tempo di pace. Tornato alla Spezia, rimase imbarcato sulla “Regina Elena ’ ’ fino alla fine dell’anno. Scrisse a Corradini una lettera in difesa di Millo quando si cominciò a discutere sul contegno del suo amico a Zara: « Ti avverto che ho documento fotografato degli ordini dati dal governo a Millo di fare militarmente quanto ha fatto! E poi si è avuto il coraggio di fare quel comunicato infame che getta un’ombra sulla sua disciplina. Sono carognate che meritano vendetta. Ma in tutto questo affare vi sono anche delle canagliate peggiori ». Il governo di Nitti era immorale. Col 1920 si iniziava l’anno più oscuro del dopoguerra, per la crisi politica e sociale interna, per le soperchierie degli alleati, per la catarsi tragica del Natale di Fiume. Quando finalmente Nitti dovette andarsene, tornò al governo il vecchio Giolitti per ordinare l’immediato abbandono dell’Albania nei giorni stessi in cui a Spalato venivano assassinati Gulli e Rossi. Giornate sinistre: agli scioperi quotidiani, alle violenze anarchiche successe l’occupazione delle fabbriche. Ma i migliori fra gli ex-combattenti insieme ai giovani squadristi di Mussolini, ai nazionalisti, ai futuristi cominciarono a reagire sempre più decisamente a costo di lotte sanguinose e sacrifici mortali in agguati tesi da avversari vili. Fra tanta agitazione Cagni dovette prov-