416 periodo dell’autonomia [§ 76] nifestazioni, può ricongiungersi direttamente allo Stato come mezzo e fine dell’azione sociale, spezzando i vin coli del medio evo. Perciò tutta la letteratura umanistica, dalla fine del sec. XIV in poi, sembra intenta ; proclamare e a formare 1’ uomo moderno, liberando!n dai vetusti impacci del medio evo. Allora il sistema medioevale dell’autonomia, politicamente troppo debole, si sfascia e cade; ma esso aveva già compiuto la sua missione, espandendo dalla penisola italiana la nuova civiltà sulle terre dell’intera Europa occidentale, tutto ad essa legate dai vincoli del commercio e della cultura, e poteva lasciare il posto alle nuove formazioni politiche nazionali straniere, che, militarmente più forti, si gettarono sull’Italia, facendola oggetto di tutte le cupidigie e travolgendola sotto il loro crudele e rovinoso dominio (§ 108). Diciamo perciò periodo dell'autonomia quello spazio di quattro secoli (1100-1492), in cui il particolarismo politico dalla nazione, assunto nell’ ordine più o meno armonico di un sistema d’autonomie, dà vita al diritto medievale italiano, che sarà poi il diritto delle nazioni moderne (§ 92). Non potrebbe dirsi esattamente periodo comunale, perchè, se pure il Comune ne è la creazione più originale, non si comprenderebbe in questa dizione la vita dell’Italia inferiore, che ebbe l’autonomia delle città, ma non sviluppò tutte le libertà comunali, pur avendo parte considerevole nella formazione del diritto; nè si avvertirebbe che altri organismi politici, principati e monarchie, oltre quello del Comune, contribuirono potentemente a questa formazione. Non si potrebbe dire, se non con rischio di imprecisione e di vago, Ve' riodo del diritto italiano. Si dirà invece, comprendendo l’infinita varietà del sistema della vita sociale e politica di questi tempi, comuni liberi e città autonome, comunità rurali e gruppi territoriali, feudi e istituzioni pubbliche, signorie e principati, repubbliche e monarchie, tutti variamente coordinati verso un sistema di