852 ETÀ. MODERNA [§ 146 L’ardita filosofia francese si mutò quindi in una filosofìa pratica, che non allontanava lo sguardo dalle condizioni reali della società e del diritto, nemmeno allorché vi sarebbe stata sospinta dalla forza del ragionamento; che evitava, anzi, con saggi accorgimenti, i punti pericolosi del nuovo spirito agitatore, ricongiungendosi così alla tradizione più recente del pensiero nazionale (§ 113). Fu insomma l’espressione di idee temperate e riformatrici, non mai la spinta o la voce aperta e risoluta della rivoluzione. Le nuove dottrine ispirarono anzitutto gli studi rivolti a secondare il miglioramento economico, e se ne ebbe il segno in ogni Stato, e specialmente a Napoli, dove Antonio Genovesi (1712-69), prevenendo le idee della filosofia francese, propugnò il principio della libertà economica, specie a riguardo della proprietà privata, e Ferdinando Galiani (1728-87), con acute osservazioni sulla moneta e sul commercio dei grani, proclamò la libertà di lavoro e di scambio. Ma le dottrine riformiste si allargarono anche agli altri campi dei rapporti sociali, e ciò avvenne specialmente a Milano, dove le idee filosofiche francesi erano più profondamente penetrate; poiché di là mosse la voce di Pietro Verri (1728-97), economista vigoroso, che combattè le ignoranze e i pregiudizi dei suoi tempi, invocando l’avvento di un regime di libertà; e soprattutto di là si levò la protesta di Cesare Beccaria (1735-93), contenuta nel libro famoso Dei delitti e delle pene (1764), in cui le tristizie e i rigori delle sanzioni e dei processi penali, ancora in uso, furono condannati coraggiosamente ed eloquentemente alla stregua del raziocinio ispirato dalle dottrine filosofiche. La linea di questi studi si elevò poi nell’opera di Gaetano Filangieri (1752-88), che, con la Scienza della legislazione, tracciò il disegno di una forma organica del diritto, poggiata sull’idea della perfezione assoluta, costante, immutabile della natura, benché questa idea temperasse col riguardo alla condi-