TESTI DELLA SCUOLA PAVESE 259 ¡Iella raccolta cronologica delle leggi longobarde. Tale raccolta sembra lavoro di un discepolo di Guglielmo, ed è posteriore all’ anno 1070, ma non oltrepassa il secolo XI. L’autore non si limita a interpretare la legge, ma espone le dispute della scuola, cerca di conciliare i punti dibattuti o controversi, adopera le fonti romane, le Istituzioni, il Codice, l’Epitome ed anche il Digesto, colmando con questi testi le lacune del diritto longobardo e traendo quest'ultimo, sempre più vivamente, verso il diritto romano. Dalla scuola di Pavia derivano forse anche altre opere di questo periodo: le Formulae ad librimi pa-piensem, che accompagnano le leggi coll’ esposizione delle formule abitualmente usate in giudizio; le Quae-stiones ac monila, sommario di diritto longobardo, salico e romano, composto da un semidotto, che affronta tuttavia interessanti questioni giuridiche; e il Chartu-larium, formulario degli atti di tradizione (chartae) d’ogni specie di dominio, forse composto ad uso della scuola, giacché per ogni atto vi si fa un notevole raffronto del diritto longobardo con gli altri diritti vigenti. Ma la scuola di Pavia era, alla fine del secolo XI, ■n decadenza; e già prima che fosse soverchiata dalla fama dello studio bolognese, altre scuole si affermavano, cosi a Mantova e a Modena, sedi precipue del governo matildico, dove, sulla fine del secolo XI, si ebbe una operosità scientifica, che non fu senza contraccolpo sugli studi lombardistici di Bologna (§ 84). S 47. — Lib. papieusis: ed. Borelius, MC., I.eg. IV, 595 e seg.; .belletti, Fontes, pag. 37 e seg.; Gualcosina, eil. Walter, Corpus iur. gemi., I, 083 e seg.; Ili, 583 e seg. ; Lombarda: ed. Boherius, Lione, 1512; Bluhme, Leg. IV, 607 e seg. Oltre le opere cit. ai §§ 26 e 46, si veda Conrat, Gesch. d. Quellen u. Literatur d. rimi, llechts, Lipsia, 1889-91, pag. 393 ® seg. ; 583 seg; Neumaver, in Zeit. der Sav. St. f. liechtsgesch., S 1901; Besta, L’opera di Vaccelia e la scuola giur. man "vana, nella Hit», ital. di scienze giur., XXXII, 1902; Gandenzi,