Conquiste all’ignoto cuori pulsavano affannosi, come allarmati, una sonnolenza irresistibile invadeva i cervelli e costringeva i movimenti in greve lentezza. Solo i nervi restavano tesi dalle volontà indomite. Tutti, eccetto il Duca e alcune guide, reclamavano riposi sempre più frequenti, ed anche i più esperti si ingannavano nel valutare le distanze. Erano prossimi all’estremo esaurimento quando alfine la vetta apparve deserta contro il cielo terso. Fu raggiunta in un ultimo sforzo disperato alle 11 e 50. « Le due guide si scartano e lasciano andare avanti Sua Altezza e me. Petigax con un gesto largo indica al Principe la punta che è a pochi passi e gli dice: “ A vous, monseigneur, le premier qui l’avez ga-gnée par votre perseverance”. Il Principe grida: “Hurrà! Hurrà!”. Le altre due carovane si scuotono ed affrettano il passo per raggiungere la nostra. Io sono quasi in uno stato di letargia e devo fare uno sforzo sovrumano per tenere gli occhi aperti. Mentre prendo le osservazioni barometriche ed agli altri strumenti, Sua Altezza ha spiegata la nostra bandiera tricolore issandola sopra un piolet. Con voce alta e sicura egli dice a noi che gli siamo aggruppati intorno: “La mia più gran gioia, il più bel premio alle nostre fatiche è che sia la bandiera nostra che sventola per la prima su questa altissima vetta. Gridiamo insieme: — Viva l’Italia!”. Io gli gridai ancora: “Viva il Re!” e ricaddi nel mio assopimento ». Soltanto il Duca, Petigax e Pelissier erano in gamba; tutti gli altri, compreso Cagni, si buttarono sulla neve, esauriti. Ebbero appena la voglia di gettare un’occhiata alla gran distesa delle cime e dei ghiacciai che digradavano ad occidente verso la striscia azzurra dell’oceano. Fin laggiù bisognava tornare. Appena riposati, si precipitarono al basso come spinti da una furia. E le tappe del ritorno furono assai più lunghe di quelle della salita. Ad ogni passo Sella si fermava per fotografare magnifiche prospettive con passione raffinata e mai soddisfatta. Cagni diceva: « Credo che se riuscisse a fotografare il Padreterno non si dichiarerebbe ancora contento ». Con l’inoltrarsi dell’estate il paesaggio si era trasformato per lo sgelo. Al tramonto del 9 agosto apparve