[§ 1081 MONARCHIE NAZIONALI 619 un forte Stato, sulla base di un esercito regolare e di una amministrazione solidamente accentrata, muovevano in lotta per il predominio d’Europa; e campo aperto doveva esserne l’Italia, fiorente di civiltà, ma stremata di forze. Al principio dei tempi moderni, la calata di Carlo Vili (1494) inizia la serie lunga e calamitosa delle invasioni e delle occupazioni straniere in Italia, che spengono l’autonomia e iniziano il periodo delle preponderanze straniere. L’Italia e la civiltà italiana sarebbero state pienamente sommerse, se due forze ritardatrici non avessero salvato in parte l’eredità del passato: da un lato, il sistema dell’equilibrio tra i vari Stati italiani, che, inaugurato già dal secolo XV, con opportune alleanze e con accordi, specialmente tra i maggiori Stati, come Venezia, Milano, Firenze, Piemonte, Napoli, impedì una totale e assoluta soggezione allo straniero, e maggior beneficio avrebbe prodotto, se non avesse urtato contro le invidie e le inimicizie antiche tra le città; dall’altro, il cattolicesimo, ghe, nella rovina d’ogni altra forza unitaria, rappresentò un freno morale di qualche imponenza per l’invasore e una salda disciplina interna per il paese, che valsero a salvare, benché in nome di interessi principalmente religiosi, dall’estrema rovina. Durante il periodo delle preponderanze straniere, per le necessità della difesa pubblica, sulle rovine delle città, dei piccoli principati e dei feudi, si compongono maggiori aggregati territoriali, che comprendono più città o più signorie, fino allora autonome, e si formano i maggiori Stati nazionali, dove si maturano le energie, per quanto compresse, dello Stato moderno (§ 114). Questi Stati territoriali, costituiti per forze indigene e straniere, rappesentano in parte un movimento di regionalismo, che fu per l’Italia una spinta accentratrice verso il formarsi della nazione (§ 145); e perciò segnano il passaggio dalle autonomie comunali allo Stato rappresentativo odierno.