'§ 116] MILIZIE STANZIATE E DIFESA NAZIONALE 677 zionamento, onde gli eserciti nazionali, che a Milano si dissero milizie, a Napoli si dissero battaglioni, in Sicilia e in Sardegna, nuova milizia del regno, reclutarono solo una parte molto esigua (10 °/0) degli uomini capaci, anche perchè i governi avevano paura di armare il popolo su troppo larga scala. Ma questo sistema, che migliorò tuttavia la difesa pubblica, non poteva costituire un esercito forte, disciplinato ed esperto, perchè, lasciando facile adito alle esenzioni, presentava un numero di soldati inferiore a quello dei ruoli e lento a raccogliersi per le grandi spedizioni; mantenendo il soldato nella vita domestica, impediva la formazione del sentimento militare e della disciplina; consentendo esercitazioni troppo scarse e brevi, offriva spesso truppe inabili e mal preparate. Si volle allora che la permanenza degli eserciti non fosse soltanto nei ruoli, ma anche effettiva nel servizio e nella residenza, e ne nacque l’ordinamento moderno degli eserciti stanziati. Tale ordinamento si riattacca agli usi dei presidi stabili, che si erano sempre avuti nelle città italiane (§ 99), come anche nelle provincie soggette al dominio straniero; e già in Piemonte, accanto alle milizie ordinarie, si era formata una milizia stanziale composta di soldati scelti, che dovevano restar sempre sotto le armi. Ma esso cominciò a valere normalmente solo dalla metà del secolo XVII, allorché le grandi nazioni moderne presero a reggersi sulla base della paee armata, e allorché l’ordinamento, l’equipaggiamento e il mantenimento dell'esercito furono assunti, con maggiore regolarità, direttamente dallo Stato. In Italia, esso si ebbe soltanto negli Stati più grandi e politicamente più progressivi, come in Piemonte, nel Napoletano e in Sicilia. Secondo quell'ordinamento, si reclutavano tra i cittadini, col sistema della coscrizione e dell’ingaggio, un certo numero di soldati, aggregandoli nei reggimenti e obbligandoli al servizio perma-