LA CONQUISTA FRANCA 99 classe militare, dominante con l’arbitrio dell’a'rmi, e una classe di dipendenti, dedita ai commerci e al lavoro, rivelarono l’intima debolezza dello Stato, su essi fondamentalmente eretto, allorché il disegno della conquista totale d’Italia, favorito dalle dedizioni spontanee di molte città (Bologna, Imola), stanche dell'oppressione greca, gittò gli ultimi re longobardi contro l’avverso potere della Chiesa romana, che invocò e ottenne l’intervento dei re Franchi (754-56), divenuti intanto i sovrani più forti dell’Occidente. Poco dopo, con la decisiva conquista franca (774), si svolge l’ultima fase del periodo barbarico. Nonostante le mutazioni dei nuovi dominatori, l’Italia mantiene una certa autonomia, che si manifesta nella continuazione delle istituzioni longobarde e nel perdurare di un particolare governo, direttamente soggetto a un proprio e distinto re, che conservò la sede del regnò in Pavia. Contemporaneamente si formano le due grandi forze direttive della società medievale, la Chiesa e l’impero. Quella, disgiunta dall’Oriente e liberata dal pericolo longobardo, afferma tosto il disegno della sua prevalenza sociale e politica, e insinua nel territorio romano le salde radici del potere temporale; l’impero d’Occi-dente, maturato nella tradizione dei concetti politici romani e fondato sulla posizione universale assunta dal re franco, si rinnova in Roma, nell’anno 800, con la consacrazione da parte del pontefice, nella persona di Carlomagno e dei suoi successori. Pur tuttavia, allo slancio di rinnovamento, cui sospingono questi ed altri impulsi sociali, mossi da una più larga coscienza delle pubbliche funzioni, non rispondono nè le forze effettive dello Stato, che si mostrano deboli, incerte, incapaci alla difesa del diritto, nè la preparazione civile della società, tuttora avvinta alle rozze forme barbariche. Onde, sotto il governo dei branchi, che si trascina fiaccamente nei successori di Carlomagno, lo Stato e la società si disciolgono nel