76 PERIODO BIZANTINO dappertutto si sostituirono funzionari eletti liberamente tra persone del luogo, mentre numerosi paesi dell’Italia settentrionale e media si davano spontaneamente ai Longobardi. Fra le regioni bizantine volte ad indipendenza, una posizione particolarmente libera e autonoma consegue Roma, dove da secoli si esercitava l’autorità spirituale e disciplinare del supremo pontefice, autorità sempre più investita di elementi politici. Erano in Roma il duca bizantino, e fino alla metà del secolo VII anche il prcte-fectus urbi; ma la Chiesa, con a capo il pontefice, tendeva a sostituirsi, nelle funzioni pubbliche, allo Stato, e col ricco patrimonio ecclesiastico assumeva il provvedimento dei viveri per la città; mentre elevava la classe dell'alto clero accanto a quella dell’alta milizia e del Senato, come suprema aristocrazia di governo (clarissimi, senatores, consules) e disponeva i propri organi, modellati sulle forme antiche, ad assumere i pubblici uffici necessari alla vita sociale. Il pontefice guadagnava così sempre più larga azione politica, quanta ne perdeva, per l’abbandono e l’inerzia crescenti, il lontano imperatore; onde è che, nel momento in cui si chiude il periodo bizantino, i diritti del romano pontefice su Roma, non ancora pienamente sovrani, sono ormai prossimi a divenirlo (§35). Non diversamente a Ravenna, prima sotto il governo dell'esarca, poi sotto quello dell'arcivescovo, che finisce per sostituirsi all’esarca, si svolgono le basi di una certa autonomia d’amministrazione e di governo, che le difficili relazioni con l’impero d’Oriente rendono ormai quasi necessaria. Così più tardi a Venezia e così in Sardegna (§ 49). § 13. — Gelzer, Die Genesis der byz. Themenverfassung, Lipsia, 1899; Mayer (op. cit. a § 4, II, 1). pag. 110 e sag. ; Gre-gorovius, Storia di Roma nel medio evo, Roma, 1912, I, pag. 183 e seg. ; Rodocanachi, Les institutions communales de Rome, Paris, 1901 ; Keller, in Zeit. f. Kirchenreeht, 3.® ser., X, pa-