452 Console del mare perché nessuno osò respingere il suo verdetto di esperto, col quale fu concorde perfino l’intuito pietoso della stessa madre di Malmgren, la vecchia madre in lutto che era già stata prodiga di cure verso Mariano ferito e convalescente. Si era quasi fatta ima colpa ai due ufficiali italiani di aver resistito nella disperata marcia sul “pack” sconvolto, più a lungo del loro misero compagno malato e stoicamente predisposto alla fine. Man mano che i due narravano davanti alla Commissione le fasi del loro indicibile patimento, Cagni si rivedeva sperduto sulla banchisa con Peti-gax, Fenoillet e Canepa con lo stesso sgomento dello spazio infinito, lo stesso spasimo della fame, la stessa angoscia per la deriva, lo stesso disperato sforzo per sostenere l’animo e non cedere all’incubo, al fascino malefico dell’abbandono e della morte. Mariano e Zappi si erano sostenuti per la stessa sua fede nella Provvidenza, quella fede che era mancata a Malmgren. La resistenza degli Italiani era stata una vittoria dello spirito. Anime grandi in terribili eventi. Ascoltando il racconto della drammatica fine di Malmgren il pensiero di Cagni risaliva a frugare nel tempo l’immagine gentile e sperduta di Querini e dei suoi due compagni. Soddisfatto di avere ancora una volta corrisposto all’alta fiducia di Mussolini, tornò al suo lavoro nel porto di Genova che lasciò poi spontaneamente nell’autunno del 1929 dopo quasi sei anni di fatica, sostituito dal marchese Ne-grotto-Cambiaso già ufficiale di marina e aiutante del Duca. Prima di lasciare il campo pubblicò una relazione sull’opera compiuta per l’amministrazione portuale, per le costruzioni, gli arredamenti, i servizi industriali e marittimi e le tariffe di lavoro. Mai di un solo impeto si era provveduto con tanta larghezza di idee ai bisogni attuali e futuri. Impresa secolare inspirata dal proposito di assicurare la possibilità di un primato di Genova nel Mediterraneo per qualunque evenienza, di fronte a qualunque concorrenza. Ogni timidezza, ogni preventiva limitazione dell’impeto costruttivo fu esclusa come contrastante con la direttiva fascista. Bisognava concepire un piano organico senza umiliare il primo slancio con meschine restrizioni; per questo appunto il governo aveva scelto Cagni che non