XIV PREFAZIONE ALLA SECONDA EDIZIONE La notevole importanza storica che ha, anche per noi, la Rivoluzione francese, non deve nascondere la constatazione che, nei piccoli Stati italiani del secolo XVIII, dove persistevano le forze di una millenaria civiltà, aduggiata, ma non esaurita, dal dominio straniero, si ebbero prima che altrove quelle riforme uguagliatrici e liberali, che caratterizzano lo spirito del diritto moderno. La pace assicurata col 1748 all’Italia, quando le altre nazioni furono ancora travolte da lunghe guerre, consentì che da noi si risvegliassero le energie assopite della stirpe, e che, in questo improvviso risveglio, pur tra le modeste proporzioni delle nostre città e dei nostri principati, fossero suggerite ai principi e attuate quasi generalmente quelle riforme, che la nuova letteratura europea già da parecchi anni consigliava. Se si guarda all’organismo del diritto, si può dire che non vi ha parte di esso che non abbia trovato, nelle riforme, la sua organica mutazione: idea sovrana dello Stato, giurisdizionalismo risoluto, libertà economica, diritti dei cittadini, tendenze democratiche, spirito di libertà civile. Mancava all’Italia la consistenza di uno Stato unitario forte, capace di dar difesa sicura a questi progressi civili: questa fu la deflcenza che tolse a siffatti progressi la possibilità di resistere e di fruttare. Ma era la pena delle antiche divisioni comunali, rimaste insuperate, che la nazione doveva ancora a lungo soffrire; e questa pena porta anche la conseguenza di obbligare lo storico a far ricorso ad avvenimenti stranieri per delimitare le fasi della storia italiana. La data della pace d’Aquisgrana non è la sola a cui è forza ricorrere! Tutto ciò giustifica la conservazione integrale del disegno del libro che, anche là dove toccava i problemi più delicati della storia giuridica italiana, come quello della parte dovuta al diritto germanico e l'altro dell’influenza del predominio straniero, non ha avuto nulla da modificare, nemmeno di fronte alle nuove