— 80 — Tutti si dolsero della morte di Lek Zaccaria, uomo valoroso e avveduto, non avendo dato alcuna occasione per una così ignobile vendetta. Tutti biasimavano la vile condotta di Lek Dukagini nè alcuno prendeva per buone le sue giustificazioni, dicendo egli di esser stato spinto a questo omicidio per liberarsi una volta per sempre dalle insidie che gli tendeva Lek Zaccaria. Tutta l’Albania sapeva che cagione ne era stata da una parte il desiderio di prender vendetta della battaglia di Musacchiana e il fatto di essergli stata tolta Irene, dall’altra il proposito di impadronirsi del principato di Dania, come appare più tardi. Con la morte di Lek Zaccaria, che non aveva prole, il principato di Dania rimase senza capo. Ne era legittimo erede Scanderbeg non solo come Signore dell’Albania e capo della Lega, ma anche perchè Lek Zaccaria gli aveva lasciato il suo Stato mediante uno speciale trattato. Oltre a Scanderbeg pretendeva al principato di Dania anche Lek Dukagini, il quale ad occupare la fortezza spedì un esercito che fu costretto a ritornare senza aver nulla fatto. Nel frattempo, a rendere più complicata la questione, intervenne anche la Repubblica di Venezia, La principessa Bosa, madre di Lek Zaccaria e sorella del Conte Urana (151), non sapeva a qual partito appigliarsi. Quanto poi a consegnare la fortezza a Lek Dukagini non occorreva spender parole. Rimanevano Scanderbeg e Venezia. Scanderbeg mandò il Conte Urana perchè facesse un accordo con la sorella e costui di fatti lo aveva già concluso, allorché un esercito veneziano penetrò inaspettato in Dania e si impossessò della fortezza con l’aiuto di alcuni dagnotti, e menò con sè a Scutari Bosa. Quivi Veneziani e Scutarini con mille intrighi e calunnie persuasero Bosa a donare la fortezza alla Repubblica di Venezia. Una delle calunnie era che Scanderbeg aveva aizzato Lek Dukagini a uccidere il figlio per impossessarsi del suo principato quanto prima. Il tradimento di Venezia crucciò Scanderbeg il quale, convocato il consiglio della Lega, propose di dichiarar guerra a Venezia che ormai n’era tempo. Ma di contrario parere erano il Conte Urana e Vladan Giurizza, i quali giudicavano che l’in-