— 64 — pavido e si vedeva ora qua ora là in mezzo ad essi per incoraggiarli e rafforzarli nella fiducia di lor stessi. Fino ad ora gli Albanesi non sapevano che disfatte e sventure. Era perciò difficile per essi credere che il fato avrebbe arriso loro sicché da questa prima battaglia dipendeva tutta l’impresa di Scanderbeg. Le previsioni non erano troppo favorevoli. Soldati ed ufficiali erano tutti giovani e non sperimentati, i quali non avevano idea di una battaglia campale combattuta con le regole dell’arte militare, e adesso si apparecchiavano a entrare in campo contro l’esercito più forte e più provato di quel tempo. Da parte sua invece Scanderbeg non aveva che due ufficiali veterani, i quali conoscevano il loro mestiere perfettamente, e questi erano Aidino Musacchio (138), che aveva servito parecchi anni come ufficiale nell’esercito turco e che era anch’esso fuggito per unirsi a Scanderbeg; e il Conte Urana (139), il quale alcuni anni avanti aveva servito nell’esercito di Alfonso, re di Napoli, aveva partecipato a parecchie guerre di lui, ed aveva avuto perciò occasione di apprendere l’arte della guerra di quel tempo sul campo di battaglia e sotto un capitano illustre e valoroso. Quasi tutti gli altri avrebbero ricevuto ora per la prima volta il « battesimo del fuoco » in una battaglia regolare, e Scanderbeg osservava con l’animo sospeso i primi passi dei suoi neofiti, che gli ispiravano piena fiducia, e che potevano benissimo con un errore trascinarlo nella disfatta e nella catastrofe. Con questo esercito Scanderbeg, poi che fu celebrata la messa e furono benedette le bandiere, si mosse e venne in Dibra Inferiore e mise il suo campo nella pianura di Torviollo, che egli aveva designata da molto tempo per darvi battaglia. La pianura di Torviollo, così chiamata da un villaggio omonimo, secondo scrive l’Antivarino, aveva sette miglia di lunghezza e tre di larghezza, e all’intorno da ogni lato monti, colline e boschi. Il piano di Scanderbeg era di nascondere una parte dell’esercito nei boschi e al momento opportuno cacciarla contro il nemico. Per non destare in questo il sospetto dell’imboscata, lasciò in Torviollo solo una parte della fanteria, ed egli stesso con tutto l’esercito si spinse innanzi incontro al-