— 114 — fuggì da Costantinopoli, e, venuto in Albania, si gettò ai piedi di Scanderbeg e con una fascia legata al collo e le lagrime agli occhi implorò perdono per la sua orribile colpa. Scanderbeg, fattolo levare in piedi, lo baciò sulla fronte, come il padre fece sol figliuolo prodigo nell’Evangelo, lo reintegrò nel grado che Moisè aveva già nell ’esercito nazionale, ed emanò un ordine per cui a nessuno fosse lecito ricordare al pentito il passato tradimento. In seno al consiglio reale si discusse ampiamente la questione dei beni appartenuti a Moisè, i quali erano stati confiscati l’anno innanzi da Scanderbeg e spartiti tra Nicola Eritto, Andrea Groppa, Giovanni Periati, Giorgio Thopia e Giorgio Stresio Balscia. Costoro e l’ultimo particolarmente si opponevano e protestavano che fosse tolto loro quanto essi avevano meritato in premio della loro fedeltà per esser restituito a un traditore. Ma Scanderbeg, seguendo il consiglio del Conte Tirana e di Vladano Giurizza, 15 giorni appresso il ritorno di M oisè, ordinò che costui fosse di nuovo messo in possesso di tutti i suoi beni. Tutti obbedirono ad eccezione di Giorgio Stresio Balscia, il quale protestando e minacciando conservò una regione pressò Elbassan (190). Giovanni Musaechio ci dice che Moisè passò dalla parte del Sultano dopo che Scanderbeg gli ebbe strappato il principato che più non gli restituì; Barlezio e Biemmi asseriscono invece che Scanderbeg gli confiscò i beni ed ogni altro avere, cioè le private proprietà di lui, come defezionò al nemico, e queste sue pertinenze gli furono ridate da Scanderbeg, allorché tornò a lui e si pentì. Queste testimonianze non sono con-tradittorie ma si completano a vicenda. Scanderbeg, stanco dei piccoli principi feudali, i quali lo molestevano continua-mente ed erano quasi tutti suoi nemici o suoi traditori, distrusse il sistema feudale e mediatiszò quei principi che egli potè, cioè tolse loro ogni diritto di sovranità sui loro principati, che incorporò al suo, lasciando però ad essi la proprietà personale, che rispettò per intero, ed i loro titoli. Egli, reputava che questo provvedimento fosse il solo atto a salvare l’Albania, la quale aveva bisogno di tenersi ben legata ed unita,