— 65 - l’esercito turco per attirarlo, con una fìnta ritirata, nel luogo da lui stabilito. Scanderbeg, con piccoli scontri e con abili manovre, attirò difatti il nemico dove egli voleva, facendo ritenere ad Alì pascià di essersi cacciato in un luogo senza uscita. Queste manovre erano assai pericolose a tentare poiché gli Albanesi che non avevano idea di movimenti strategici, una volta azzuffatisi, non intendevano perdere terreno, considerando la ritirata come una disfatta. Il Conte Urana fu colui che si prese il carico di restare alla retroguardia per contrastare l’avanzata dell’esercito turco e poi ritirarsi, combattendo, in Torvillo. Aidin Musacchio fu mandato innanzi per far indietreggiare nel luogo stabilito l’esercito albanese, che vi doveva arrivare a manipoli, e per non lasciarlo poi andare più in là. Scanderbeg, che era al centro, da una parte proteggeva e regolava la ritirata del Conte Urana, dall’altra mandava i diversi manipoli a Aidin Musacchio perchè li ordinasse e li tenesse pronti per la battaglia. Allorché Scanderbeg arrivò in Torviollo, Aidin aveva già fatto indietreggiare tutto l’esercito, secondo l’ordine ricevuto. Comandava l’ala destra Tanusio Thopia coi Liabi di Arianita c i Malisori di Dukagini; l’ala sinistra Moisè coi Dibrani e i Bulgari di Mocrena e di Dibra Superiore; il centro Scanderbeg con Aidin Musacchio e Giorgio Stresio Balscia, circondato dalla famosa guardia reale. Nella notte precedente 3000 cavalieri al comando dei principi Hamza Castriotta, Musacchio di Angelina, Pietro di Emanuele, Gino Musacchio e Zaccaria Groppa (140), furono mandati a nascondersi nei boschi delle montagne di Torviollo, con l’ordine di non uscirne fuori finché la battaglia regolare non si fosse accesa da tutti i lati. Un esercito di tremila uomini costituiva la riserva, di cui il Conte Urana comandava la cavalleria e Marino Spano la fanteria; il primo aveva l’ordine non appena la cavalleria di Hamza fosse uscita dall’imboscata e avesse attaccato il nemico alle spalle di precipitarsi sopra di essa e a batterla di fronte mettendola tra due fuochi; l’altro aveva l’ordine di non muoversi dal suo luogo finché il nemico non fosse scosso. 5