— 47 — eli Mati. Il Sultano Murat II poteva ben essere uomo giusto ed umano quale ce lo dipinge Laonico, ma prima di ogni altra cosa egli era il Sultano della Turchia. L’interesse e la tranquillità del suo impero esigevano la scomparsa dei pi’in-cipi albanesi. Egli risparmiò Scanderbeg, avendolo ingannato l’opinione che questi, tolto dall’Albania in tenera età, e educato con cura come principe maomettano, favorito e immerso nei piaceri del Serraglio, si sarebbe turchizzato nell’animo e non vi sarebbe stato alcun pericolo che fosse preso dalla nostalgia della terra natale e dal desiderio di far ritorno in Mati. Gli atti eroici da Scanderbeg compiuti in diverse battaglie gli procacciarono un alto grado come ufficiale dell’esercito avendo appena 17 anni, e due o tre anni più tardi il Sultano Murat lo nominò Sangiacco bey affidandogli il comando ili un reparto di cavalleria di 5000 cavalieri (102). Come Annibale di Cartagine, Scanderbeg era generale di cavalleria. Partecipò ad alcuni fatti d’arme in Asia ed in Europa, uscendone glorioso. Durante l’assedio di una fortezza dell’Anato-lia, come fece una volta Alessandro Magno in India, salì sul muro, alzandovi il vessillo ed entrando primo nella città. II Sultano Murat gli accrebbe il grado affidandogli il comando di spedizioni più importanti. Scanderbeg ritornava sempre trionfatore portando seco prigionieri e bottino innumerevoli. La sua fama cresceva di giorno in giorno, l’esercito lo amava grandemente, i compagni lo prendevano a modello. In quel tempo, almeno in Anatolia, la polvere a fuoco non aveva ancora cambiato l’arte della guerra. La forza fisica e il valore individuale avevano una parte importantissima nel decidere dell’esito delle battaglie, e i duelli, tanto nel tempo di .guerra fra i combattenti degli eserciti nemici quanto nel tempo di pace per pubblico divertimento erano di moda, e avevano spesso luogo nelle grandi città. Ogni prode del tempo scendeva nell’arena in qualche fiera o festa e sfidava a duello il più valente cavaliere del paese. Così avvenne che una volta un Tartaro gigantesco, durante una cerimonia pubblica che si celebrava in Adrianopoli, si fece avanti e sfidò a duello gli ufficiali che erano attorno al Sultano Murat. Non uno di essi si