— 131 — Per difendere i confini, il Sultano Maometto mandò Sce-remet bey con un’esercito di 14.000 uomini, ma Scanderbeg gli tese un agguato vicino ad Ocrida e lo sterminò ai primi di agosto 1464. La metà dell’esercito nemico giacque sul terreno. Tra i prigionieri era il figlio di Sceremet bey ed il cassiere dell’esercito con altri 12 ufficiali superiori. Questi furono riscattati con 40.000 ducati (216), ed il cassiere riscattò sè stesso, dando a mangiare all’esercito per quel giorno molto pesce, essendo le vigilie della Madonna, poiché l’esercito di Scanderbeg rispettava i precetti della fede cristiana anche quando guerreggiava (217). Scanderbeg, tornato in Croja, si preparava a passare in Durazzo per attendere il Papa e l’esercito crociato. Era ormai tanta la rinomanza acquistata da poter appagare l’animo di qualsivoglia valoroso generale di quel tempo. Dopo la messa pontificale da celebrarsi nella cattedrale di Durazzo, il Papa consegnerebbe con le proprie mani all’arcivescovo di Durazzo nominato cardinale il berretto rosso, poscia incoronerebbe Scanderbeg Re di Albania, consegnandogli il bastone di capitano generale dell’esercito crociato, che doveva scacciare i Turchi dall’Europa. In luogo della flotta e dell’esercito cristiano, giunse la dolorosa notizia della morte di Pio II avvenuta ad Ancona quando stava per imbarcarsi ai 14 di agosto, nello stesso giorno dunque che Scanderbeg sconfiggeva Scer-met bey presso Ocrida. Dopo la morte del Papa, l’esercito ero-dato si sciolse ed ecco Scanderbeg e Venezia rimaner soli a sostenere l’urto del Sultano Maometto. Naturalmente la sciagura maggiore si sarebbe abbattuta sull’Albania. La disfatta di Seermet bey persuase ancora una volta il Sultano Maometto II che con generali turchi non avrebbe conseguito alcun effetto contro Scanderbeg e che gli Albanesi avrebbero potuto essere vinti soltanto da un albanese. Questa volta perciò mandò Balabano pascià Badera, un rinnegato albanese, con un esercito di 18.000 uomini. Balabano era così valoroso ed abile in guerra quanto Scanderbeg, che l’odiava con tutto il cuore e perchè rinnegato e perchè figlio di un pecoraio di Giovanni Castriotta.