— 128 — nino. Sicché a lui non restava che fare una di queste tre cose : o abbandonare la fortezza cercando scampo per la via aperta del mare, o gettarsi sopra l’esercito nemico e morire combattendo senza speranza di migliòre sorte, o lasciarsi prendere prigioniero. L’arrivo dell’esercito albanese comandato da un duce famoso in tutto il mondo rianimò a tal segno l’esercito assediato che il conte Piccinino levò l’assedio in fretta e si ritirò per 13 miglia. Ferdinando, tolto impensatamente a così grave rischio, aperse le porte della fortezza e con grande gioia andò incontro al suo liberatore. E abbracciato Scanderbeg, lo ringraziò mille volte, lo assicurò che non avrebbe mai dimenticata la sua magnanimità, avendo egli lasciato il suo Stato per venire in un paese straniero in soccorso dell’amico; gli espresse poi la speranza e insieme la fiducia che col suo aiuto avrebbe sconfìtto il nemico, il quale, al solo sopravvenire di Scanderbeg, si era subito ritirato. Rispose Scanderbeg che con la sua venuta egli pagava soltanto una piccola parte del debito verso il padre Alfonso, e, quante cose egli facesse, non sarebbe mai per disobbligarsi interamente. Fatti i convenevoli, si tenne un consiglio di guerra, nel quale fu stabilito che Ferdinando passerebbe in Abruzzo per unirsi con le forze alleate del Papa e del Duca di Milano, mentre Scanderbeg rimarrebbe a difesa della fortezza di Barletta e delle altre piazze della Puglia. Tanto per incominciare, Scanderbeg mandò una parte drtl suo esercito a saccheggiare le terre dei Signori italiani di parte nemica, i quali soffrirono in pochi giorni tanti danni quanti non avevano sofferti in tutto il tempo della guerra. Con la partecipazione di Scanderbeg a questa guerra le sorti di essa si capovolsero, e l’esercito italo-francese del Conte Piccinino e del Duca d’Angiò dall’offensiva dovette passare a una disperata difensiva. La battaglia decisiva, con la quale la guerra si chiuse, si combattè a Orsara di Puglia ai 18 agosto 1462. In questa battaglia Scanderbeg con Moisè e Vladano Giurizza avevano il comando dell’ala destra dell’esercito di Ferdinando. La battaglia si combattè con molto