accurato attirò i lettori ili ogni paese colto ed immortalò in Europa la memoria di Scanderbeg. Di questa opera furono fatte diverse edizioni latine e versioni in tutte le lingue di Europa. Come storico, il Barlezio è di tanto inferiore all’An-tivarino di quanto lo supera come scrittore. Non sa cantare ma ha una bella voce. Raramente precisa l’anno, il mese, il giorno, come l’Antivarino, e, all’infuori di alcune poche date, le quali risultano esatte messe al confronto di quelle fornite da altre fonti, nella più parte esse sono errate. Esagera le vittorie, abbellisce gli avvenimenti, nasconde le cose poco grate, o le mostra facendo uno sforzo quando non le può tacere, fa morire sul campo di battaglia migliaia di turchi, e con bella faccia tosta aggiunge che i morti di parte albanese non furono che alcune dozzine, come se egli scrivesse un romanzo e non una storia. Per questo la critica storica, messa in sull’avviso, riguarda questa fonte come sospetta e non presta fede neppure a quanto di vero è in essa. Nè il Barlezio è tutto qui : come scutarino, suddito di vVenezia, non si fa uscir di bocca alcuna parola men che ri-guarnosa /orso la Repubblica; il cui contegno non bello verso Scanderbeg ce lo dipinge con tinte dolci, curando di tener nascosta ogni cosa non onorevole, per essa quando può far ciò senza clic altri si avveda ; ed esalta con parole sonore l’intima amicizia e l’assoluta confidenza che regnavano tra Scanderbeg e la Repubblica. Alla fine, della sua storia sorpassa i limiti, e, con intenzione o senza, toglie di mano al grande Eroe la spada e la passa nelle mani della Repubblica. Secondo la sua testimonianza, Scanderbeg pose un comandante veneziano in Croja durante il secondo assedio del 1466, ed essendo per morire, lasciò a Venezia, con un trattato, la cura di difendere la capitale, la regina ed il suo successore, la qual cosa fece credere ad alcuni critici (7) che Scanderbeg, negli ultimi suoi giorni, essendo stato completamente sconfitto dal Sultano Maometto, lasciasse il suo regno in potestà della Repubblica, nei cui domini si spense come profugo. La verità è invece un’altra: La Repubblica di Venezia era verso Scanderbeg sospettosa in principio nemica aperta poi e nella più