184 NICOLA I E L’ITALIA tese cordialmente la mano e intavolò subito la conversazione che, come mi disse congedandomi dopo un quarto d’ora, si sarebbe continuata la sera a palazzo, ove gentilmente mi invitò a cena. Non riprodurrò quella prima conversazione. Come si può facilmente immaginare non mi ri- velò alcun segreto di stato. Si parlò di un mondo di cose, del Montenegro, degli episodi dell’ultima guerra, delle accoglienze che nel Principato era- no state fatte al nostro Principe, del giornalismo, delle nostre sventure africane e dell’Italia, « di quella vostra bella patria, come egli diceva, per la cui sorte e per il cui avvenire ho tanto pal- pitato anch’io negli anni della mia prima giovi- nezza. » Dirò solo che, tanto in quella prima con- versazione come in tutte le altre volte che ebbi 1’ onore di avvicinare Sua Altezza, mi sono con- vinto non essere punto esagerati i giudizi che aveva letto sulla cultura, sul tatto, sulla finezza di questo grande principe di un piccolo stato. Il principe Nicola è un charmeur in tutta 1’ esten- sione del termine. Lo sarebbe anche se non fosse circondato dal prestigio che gli hanno acquistato i suoi successi politici e militari, anche se si par- lasse con lui senza saper nulla della sua vita e dei titoli eh’ egli ha all’ammirazione di tutti come sovrano, come soldato, e come poeta civile. Av- vicinandolo e vedendolo in mezzo al suo popolo,