- 67 — I due eserciti vennero alle mani e la battaglia si protrasse fino alle ore tre del pomeriggio. I Turchi impegnarono tutte le loro forze contro il centro albanese e il loro impeto si accrebbe e fu così violento che lo avrebbero rotto sé Scander-beg ed Aidin non ne fossero stati a capo. L’ala destra sostenne il maggiore sforzo; Antonio Lin.jerosa, capitano dei Liabi e Chimarriotti di Arianita, Marino Igraca, capitano dei Ma-lissòri di Dukagini, Paolo Cuccia, Pietro Spano, Pietro Stru-simero, Stefano Ersicio ed altri insigni capitani erano caduti; tre bandiere in mano del nemico ; e Tanusio Thopia a stento teneva saldo il suo esercito, il quale era per volgere le spalle al nemico. In questa estremità uscì con impeto dall’imboscata la cavalleria di Hamza Castriotta e attaccò'alle spalle l’esercito turco mentre il Conte Tirana, secondo gli ordini ricevuti, lo attaccava di fronte. L’ala sinistra dell’esercito turco, preso tra due fuochi, fu rotta in poco tempo. Indi, Moisè di Dibra, con un ultimo sforzo, sbaragliò l’ala destra Resisteva il centro, ove era Alì pascià col fiore dell’esercito turco. Scanderbeg, avendo visto che le due ali del suo esercito erano vittoriose, sferrò un altro attacco, e si gittò fulmineo nel mezzo dei nemici, mietendo vittime a destra e a sinistra, sbaragliando i Turchi e disperdendoli tra i nugoli di polvere sollevati dalla cavalleria. La guardia reale, comandata da Aidin, avendo scorto il Re in pericolo, come un sol uomo si lanciò e investì il centro turco con tanto impeto che questo incominciò a cedere. A rafforzare la guardia sopraggiunsero il Conte Tirana e Marino Spano con la riserva e, fatto un ultimo impeto, sconfissero e misero completamente in rotta il centro nemico. In quel giorno i leoni erano stati duci di leoni (142). I Turchi, pienamente disfatti, presero la fuga, ma anche gli Albanesi erano talmente affaticati da non sentirsi la forza per inseguirli. Le perdite turche ammontarono a 8.000 morti, 2.000 prigioni eri, 24 bandiere, l’intero accampamento 'con le tende, vettovaglie e migliaia di cavalli. Non è da meravigliare se più tardi l’immaginazione popolare ingrandì la cifra dell’eser-