— 70 — scherzavano e motteggiavano in questo modo : « Se ci potesse vedere ora Alì Pascià da qualche posto, creperebbe dal dispetto di esser stato vinto da pochi briganti di pecore come noi ». Altri, a cavallo di muli rubati, aggiungevano : « Come è vero Iddio eh’è una vergogna! Siete guerrieri dell’Albania voi, che siete di ritorno da Torviollo o pastori che scendono colle greggi dalle montagne? ». Un Lapo montato sopra un bue e affondato in mezzo al bottino che aveva raccolto cantava dei versi da lui stesso improvvisati: Ai tori d’Albania non può scappar la vacca di Turchia. Vecchia vacca, Alì pascià, torna pure, se ti va. E così tra motteggi e con canti rientravano nei loro accampamenti (145). Poscia Scanderbeg li schierò in bell’ordine e partì alla loro testa verso Croia. Da tutte le terre, per le quali egli passava, il popolo gli si faceva incontro salutandolo lietamente. Le montagne si empivano di clamore e di grida di gioia. I soldati della Laberia descrivevano la battaglia in elegie eroiche improvvisate, lamentando la morte di Linjerosa. Attorno al cavallo di Scanderbeg si stringeva gran calca di gente, e tutti gridavan lui liberatore e Difensore dell’Albania, il quale meritava tutte le corone della terra; gli baciavan le mani, la spada, le vesti. Egli, dolce ridendo, li ringraziava or con le mani, or col capo, or con le parole. Accompagnato dal popolo tutto, Scanderbeg entrava in Croja, e, come ebbe distribuito la paga a’ soldati, li rimandò a le loro case. Nella capitale trovò alcuni principi alleati venuti a congratularsi con lui in persona. Tra questi erano Paolo Dukagini, Teodoro Corona Musacchio, Lecca Zaccaria Altisferi e Costantino, figlio di Arianita. Tutti quanti volevano, benché Scanderbeg rifiutasse, baciargli in segno di fedeltà e di riconoscenza la mano potente che aveva ricacciato indietro il nemico. La prima prova aveva avuto esito favorevole. La riscossa nazionale fu assicurata con la vittoria di Torviollo ed una