_ .135 — Era nato a Badera, villaggio di Mati a oriente di Croja. I Turchi lo avevan preso con loro durante una spedizione in Albania, essendo egli adolescente, e col suo valore aveva conseguito i gradi più alti nell’esercito turco. Fu poi tra i primi ■ad entrare a Costantinopoli nel 1453. Sin dalla prima battaglia si constatò come Scanderbeg avesse ormai di fronte a se un soldato che lo pareggiava. Nella pianura di Valcalia, presso (Derida, Balabano pascià fu vinto nell’aprile del 1465, ma manovrò con tale destrezza da far prigionieri gli ufficiali più insigni di Scanderbeg. I quali, come si avvidero della rotta turca, dimentichi dell’ingiunzione fatta loro da Scanderbeg di non abbandonare i luoghi ai quali egli li aveva preposti, non seppero trattenersi di correre là dove era un valico, non sospetatndo che quivi Balabano aveva loro teso un tranello ; sforzatisi poi invano di aprirsi un varco frammezzo ai nemici, caddero feriti nelle loro mani. Erano costoro Moisè di Dibra, Vladano Gmrizza, Musacchio di Angelina, Gino Musacchio, Giovanni Periati, Nicola Beriscia, Giorgio Cuccia e Gino Manessi con un centinaio di soldati. Scanderbeg spedì subito parlamentari per negoziare il loro riscatto a qualunque prezzo, o fare lo scambio con qualsiasi numero di prigionieri turchi. Ma Balabano mandò i prigionieri al Sultano Maometto, il quale dopo 15 giorni di vani sforzi per indurli a cangiare fede e a combattere contro Scanderbeg, li fece scorticare vivi e tagliare a pezzi gittandoli poi in pasto ai cani. (218). Non uno solo dei sette eroi si piegò ai comandi del Sultano, non uno solo chiese mercè, non uno solo volle rinnegare la fede degli antenati : avevano combattuto da prodi e morirono da martiri della loro fede. Tutta l’Albania vestì le gramaglie, le campane delle chiese suonarono a morto; nelle città, fortezze, montagne, pianure tutti proruppero in pianti e canti funebri; gli ufficiali e i soldati giurarono di vendicarli nella maniera più tremenda. Scanderbeg fu preso da tanta ira che ordinò all’esercito di spandersi sulle terre del nemico e di porle a ferro e a fuoco: questa volta nessuno fece bottino, mr devastò, spense, disertò ogni cosa senza pietà alcuna. Il Sultano Maometto, soddisfatto che gli ufficiali albanesi