— 175 — (155) Tornado, secondo il Biemmi, 1. Ili, p. 151, Ternacium, secondo il Volater-Tano, Lavardin, Préface. (156) Neo profecto niirum cuipiam esse videatur, si Dibrenses hac sua levissima superstitione addueti, in liane delapsi dementiam^ liujusmodi errorem eom-miserint, cum ii non tantummodo superstitisi, veruni etiam haeretiei sint, fue-rintque semper (hae nempe contagiones, sive morbi eonnexi sunt inter se, et affi-nes). Sermo enim hujus gentis Selavonus est, cujus sermo et lingua (ut nobilissimi seriptorum tradidere) latissima, in varias, diversasque sectas diffusa, et sparsa est. Nani ex Sclavonibus alii Romanam sequuntur Ecclasiam, ut Dalmatae, Croatini, Carnii, ae Poloni, alii Graecorum errores, et ineptias, ut Triballi, qui et Bulgari dicuntur. (BARLEZIO^ 1. V, p. 141). La guarnigione era, come sopra ho detto, composta da Dibresi di Dibra Superiore, il quale paese quantunque soggetto a Scander-begh non era. però-abitato da gente albanese eome la Dibra Inferiore, ma da Bulgari; o sia Serviani. Professava bensì questo popolo la Religione Cristiana, ma corrotta dall’eresia, e non conforme ai dogmi della Chiesa Romana eh’erano creduti dagli Albanesi, e seguìa con una specie di fascino molte superstizioni. TJna delle quali era, di non osare giammai bere, nè mangiare di tutto ciò che avesse toccato corpo morto di uomo o di bestia, immaginandosi che quella Cosa lor lasciasse una corruzione dentro il corpo che passasse insino all’anima. (BIEMMI, 1. Ili, p. 192). (157) Nesciis cedere ac ruentibus in ferrum Germanis. (BARLEZIO, p. 150). (158) La perdita di Berat è descritta dal Biemmi, 1. Ili, p. 255. La facilità,, eon la quale fu presa Berat, una fortezza naturale^ che in quel tempo poteva essere difesa facilissimamente, lascia la via aperta all’ipotesi che i principi iMusacchio ed i capi di Berat partecipassero a questo t-adimento ed avessero stretta alleanza coi Turchi contro Scanderbeg. Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che Scanderbeg, per punire i Musacchio, poco tempo dopo annetteva tutto il loro principato. Berat, come abbiamo visto sopra, era una fortezza dei Musacchio, e questi dovettero necessariamente incollerire quando l’esercito di Scanderbeg la ebbe occupata. Per vendicarsi, probabilmente i Musacchio invitarono i Turchi e li aiutarono a ricuperare Berat, credendo di riaverla poi da costoro. Ma i Turchi presero Berat e la ritennero in nome del Sultano. (159) IIAHN : Meise, voi. 16, p. 113. (160) Paolo Angelo, vescovo di Drivasto, poi arcivescovo di Durazzo. (161) Il panico del popolo, il sogno di Scanderbeg e le visioni dei prelati sono descritti con scetticismo dal BIEMMI (1. Ili, p. 227-230), il quale ne tace una grande parte; che aveva letto nell’Antivarino, ed aggiunge: «E molti altri oasi simili in favola ed in ispavento sono raccontati dall’Antivarino, i quali io tralascio, sembrandomi d’averne riferiti a sufficienza». Si capisce facilmente che queste informazioni sono di massima importanza, perchè mettono in luce lo stato d’animo degli Albanesi in quel periodo e lasciano la via aperta all’ipotesi che Scanderbeg avesse delle visioni e udisse dello voci