146 Conquiste all'ignoto d’intesa con Cavalli, ma quello non ne sapeva niente perché il segreto depositario delle lettere era Querini. Le prime giornate parvero eterne: la fastidiosa luce perenne, lo sforzo sostenuto per attraversare la barriera dei ghiacci, le frequenti discussioni, la sorveglianza dei cani per impedire che si sbranassero a vicenda, diffusero una pesante stanchezza aggravata dal disagio per l’umidità del luogo infracidato dallo scioglimento delle nevi. Ma presto la temperatura cominciò a irrigidirsi, i ghiacci si consolidarono ed il 27 agosto una improvvisa pressione delle loro masse fece sbandare la nave costringendola verso terra. Parve a tutti l’inizio di un disastro. Dialogo fra il Duca e Cagni: « È venuto a chiedermi cosa ne pensassi ». « Niente: contro la forza maggiore è inutile preoccuparsi. Tutto quello che ci può succedere è che la nave si abbatta su di un fianco. Noi, in tal caso, ci stabiliremo a terra, e nella primavera prossima tireremo su la barca ». « Io ho sempre pensato che nell’inverno la nave sarebbe stata malmenata: ma essa è forte e sono convinto ci riporterà indietro. Il male presente sembra sempre più grosso di quanto sia realmente ». « Le mie parole, dette molto leggermente e quasi scherzando e coll’aria più marcata di non dare importanza al fatto, l’hanno subito calmato ed ora è a letto e lo sento russare tranquillamente, sebbene la nave continui a scricchiolare sotto la morsa che ci stringe vieppiù sulla costa. Il timone è quasi del tutto rotto. » La vita degli uomini continuò a bordo con la fastidiosa anormalità della stabile inclinazione. Per distrarsi gli Italiani si diedero ad imitare i Norvegesi che sciavano e giocavano al pallone: svaghi sportivi ancora sconosciuti ai nostri; e si rifecero buon sangue con molte risate pattinando, esercizio nel quale Cagni confessava di essere, come il Duca, assai maldestro. Ma alla fine d’agosto il Principe decise di evadere da quella vita disutile per tentare il periplo dell’isola ancora in gran parte sconosciuta, e parti con Querini e Savoie. Durante la sua assenza Cagni prese l’iniziativa di raddrizzare la nave rompendo con mine il ghiaccio che l’aveva aggredita. Riuscì, e fu come la liberazione da un incubo.