- 61 - Ma questa canzone si discosta dalle antiche tradizioni del Montenero, dietro le quali Ivan Crnojevic lasciò due figli, Giorgio e Stefano sopranomato Sta ni Sa (o Stanko). Giorgio e Stanisa fratelli Crnojevic. Giorgio, „qual primogenito“ succeduto a suo padre, si prese a cuore la difesa delle sue terre e la conservazione della fede ortodossa. Fece stampare i libri liturgici, libri che appartengono alle più antiche edizioni con caratteri cirilici, Il primo libro stampato è del 1494. Ma dopoché Giorgio, sposato, non come vuole il canto popolare sopraccennato alla figlia del Doge di Venezia, ma ad Elisabetta figlia di Antonio Erizzo, patrizio veneto, (1490) assumeva le redini del Governo Monteneri no, suo fratello Stanila (Stanko) accecato dall’ odio contro Giorgio, e, raccolto un buon numero di Montene-rini, si portava a Costantinopoli per pregarvi il Gran Signore che gli concedesse gli stati paterni della Zeta verso un annuo tributo, come glielo corrispondevano i principi della Moldavia é Valacchia. li Sultano lo accolse cortesemente e mostrò di secondare le di lui brame a condizione che, insieme a’ suoi compagni, abbracciasse la religione di Maometto. Stanila accettò, e fu creato principe dell’ Albania e della Zeta sotto il nome di Skender-beg II. Nel momento che Giorgio stava pomposamente seppellendo nella Chiesa di Cetinje le spoglie del padre, ebbe l’infausta novella che l’apostata fratello Stanisa (o Stanko) marciava con poderoso esercito alla conquista del Montenero, eh’ egli appellava e-redità paterna. Alla chiamata del loro principe accorsero lieti i Montenerini. I due fratelli si scontrarono a Ljeskopolje; una battaglia accanita si accese fra i due corpi. Ma la sorte arrideva ai Montenerini, che, piombando da ogni parte sui nemici, li costringevano alla fuga e vi facevano prigionieri i rinnegati fratelli. Lo stesso Pietro 1!. Vladika descrive nel III Jcolo (coro) del GorsJci Vijenac, la battagliafra i due fratelli Giorgio e Stanko, eia sconfitta di Stanko, che comincia: Acerba imprecazion sul traviato etc. Ma quelle balze alpestri, colle nuove abitudini e costumanze ed il timore di una improvvisa invasione de’turchi, avevano reso pesante il soggiorno alla bella e leggiadra Elisabetta Erizzo, avez-za tiu dall’infanzia al vivere gajo d’Italia; ed ella ritornava ben presto alle vivaci mura paterne. I consigli dell' amata consorte persuasero anche Giorgio a rimanere a Venezia. Egli però si recava di spesso nel Montenero. Senonchè, abituato dai primi anni ai gentili costumi d’Italia,