— 20 - II Montenero sul lago di Scutari. Chi da Niegus sale lentamente sulla via tortuosa, che conduce a Cetinje, quando lui passato molte anguste gole, seguiti molti burroni, varcata quella selva di piccoli picchi acutissimi che tutti i viaggiatori hanno paragonato ad 1111 mare in furore pietrificato, vede ad un tratto svolgersi dinanzi a sè 1111 panorama sublime, incorniciato tra due linee austere di rupi, frastagliate come da un repentino cataclisma e formanti la prima quinta d’una stupenda scena di fondo. E una catena di montagne, die, vedute da quel punto culminante, pajono collinette, e, dietro di esse, come un gran disco di argento dimenticato in una pianura, appare il lago di Scutari, il quale, percosso dai raggi del sole, frastaglia sulle pianure la brillante insenatura delle sue rive. Ecco il corso della Monica, filo sinuoso, che si disegna in chiaro sopra un fondo azzurrognolo; più innanzi le montagne nevose dell’Albania del sud e il paese dei Blinditi. A destra, fra questa pianura di rupi e la pianura di f.etinje, sorge alta, circa milleseicento metri, la montagna di Lovcen, alla cima della quale, come una pietrificazione, come un indistruttibile monumento antico, s’innalza la tomba di Pietro li, l’ultimo Vladika del Montenegro. Giù ai piedi si stende l'entrata della pianura, che forma una valle e si risolve in un altipiano, il quale domina di ottocento metri il mare Adriatico e di poco meno il Iago di Scutari. I)a quel piedestallo sublime, del monte Krstac, più di una volta i vqjvodi del Montenero sostarono a guardare quel bel Iago di Scutari, e più in là ancora l’Adriatico, meta della loro politica, sogno secolare di tutti i figli della Crnagora. E sembrava infatti un sogno non tanto ad essi quanto alle potenze d'Europa. I Montenerini, avevano bensì potuto portare il loro confine sino a toccare timidamente intorno alle foci del Rieka il lago di Scutari, ma qualche cannoniera turca era lì sempre intenta a sorvegliare le sponde montenegrine, mentre essi, i poveri montanari, non vi avevano che poche barche peschereccie ed un piccolo yacht, dono dell’ Imperatore della Russia. E quando poi si attentarono di chiedere un piccolo porto. Spizza, le Potenze, 1’ Austria in ispecie, protestarono, e si rise di questi montenerini, che volevano diventar marinai ! Cambiato improvvisamente il piano di guerra, rivolti i passi delle schiere di Nikita, non più sull Erzegovina, ma verso P Albania, vinti i turchi, conchiusa la pace di Santo Stefano, qtte* sta ultima cambia d’un tratto la situazione delle cose. Il Montenero divalla sull’Albania e non si arresta che al mare; la sua frontiera stringe in sè quasi tutto il lago di Solitari, segue la Bo-jana e scende all’Adriatico in modo che persino l’antica e coffl^ roerciante Antivari diventa una città vassalla della povera monta-