- 00 - simo. In esso risiedeva il vescovo (li Cetinje con 24 monaci e 40 allievi, parte monaci, parte secolari. Dopo e’si fece edificare anello un palazzo a Cetinje, ove trasferì la sua residenza, e fabbricò poscia in riva al fiume Obod una cittadella. * Fino all'anno 18ì9 il Vladika godeva della migliore salute. Essendo nel fiore dell’ età virile, sembrava si dovesse aprire una più vasta sfera alla sua attività. Da quel tempo, però, cominciò divenire malaticcio, e troppo presto soccombeva la forza di quel-l’uomo gigantesco a quel male nascosto, die si diceva malattia polmonare incurabile. Più volte il Vladika avea cercato di lenire i suoi patimenti in un clima più dolce; ma sene ritornava sempre a Cetinje. Avea parecchie volte soggiornato a Venezia e a Napoli, ma il 28 Ottobre 1851 rincrudì la sua malattia, spiegando un carattere estremamente pericoloso. Il suo fratello mandò tosto a levare un medico a Caftaro, ma prima che questo giungesse a Cetinje, la mano della morte s’era già stesa sul principe. Mori nell’età di 40 anni non compiti, il 31 Ottobre 1851 alle 9 ant, dopo un onorato governo di 21 anno. Il Senato spedì tosto due Perjaniei a Cattato e a Ragusa per darne l’annunzio alle autorità austriache ed al console russo. Si seppe pure che il defunto, pria di morire aveva raccomandato ai Montenerini nel modo più caldo la conservazione della buona armonia con l’Austria, e che il senato da parte sua aveva minacciato le più severe punizioni a tutti coloro che avessero trasgredito questa raccomandazione. * * * L’illustre, e già defunto, Francesco Carrara, la cui memoria è profondamente scolpita nel cuore d’ ogni Dalmata, fece il seguente ritratto del Vladika Pietro li, e lo avemmo da lui ancor vivente. Il Vladika del Montenero ritratto dai suoi colloqui Pietro Petrovié li, sovrano, pontefice, duce, bardo del Mon-tenero, non è più. La sua cetra.è infranta; la spada resta ancora sguainata: spetta alla storia il giudicarlo. Ogni viaggiatore che, corsa la Dalmazia a vapore, visitava d’ un salto Cetinje, descriveva il Vladika, e ne dava il ritratto a parole o colla matita; sì che qualunque europeo ne conosceva l’occhio fulmineo, la nobile espressione del volto, la statura, il portamento, il vestire. Ma nessuno, per quanto mi sappia, ne studiò il cuore, la mente, il carattere; egli era come il suo paese, noto, ma sconosciuto. Altri lo dicevano greco di fede e di parola, altri in-