Cile e Peni erano in guerra: bisognava andare a tutelare i notevoli intere» delle varie colonie italiane di quei paesi. Anzi a Cailao la “ Pisani * * ancorò di fianco ad altre tre navi della nostra flotta: 1*“ Archimede ”, la " Vespucci” eia " Caracciolo”. Cominciò una sosta lunghissima che minacciava di riuscire monotona (ino all'esasperazione se non fosse stata interrotta alla (ine mano 1883 da una diversione a Guayaquil perché nell'Ecuador era scoppiata una delle tante guerre civili sud-americane. Il generale Ventimilla, già dittatore del paese, si era appunto rifugiato a Guayaquil per resistervi con pochi fedeli all'esercito “liberadoe” degli insoni capeggiato dal generale Salazar. Invano il comandante Palumbo tentò di promuovere una conciliazione fra i rivali nrH'interesse dei nastri emigrati: il 9 luglio gli insorti irruppero nella città e Ventimilla dovette rifugiarli proprio a bordo della "Pisani "con qualche seguace malconcio ed una sua stupenda figliola che apparve sul ponte in costume soldatesco, con una grossa pistola alla cintola, vero tipo di amazzone che incantò i nostri giovani per la tua bellezza di intrepida virago. Tutti quei profughi furono condotti a Callao, dove pure mentre si spegneva la guerra col Cile si iniziava una lotta civile fra le angustie di una terribile crisi economica, in una situazione caotica, propria dei tempi e dei luoghi, per nulla edificante. Anche gli emigrati italiani erano divisi in gruppi avversi per beghe personali senza fine; molti erano già snaturalizzaii ed avevano dimenticata la lingua nativa. Cagni osservò sdegnato tutto quel compiei» fenomeno di immaturità politica e sodale e concluse riportando nel suo diario una frase di Simone Boiivar che giudicava esalta: «Ai» àm bw>m Jì fu Ammt* mi fmttt Ut bslwi ss rr.ur Zar nayum/r; Ut traUd»! m /«i tmttttmcmut ltkr»t, U rrfmUifa« «Mtfsw, Ut *Ut-immti