— 5d — Lazzaro, troppo fiero per discendere, senza resistenza, dalla sua dignità di re ad un vergognoso vassallaggio, diè di piglio alle armi, ed invocò 1’appoggio de’ suoi vicini. L’ Ungheria, per un cieco calcolo d’ egoismo, e 1’ Austria per una malaugurata indifferenza, non gli vennero punto in soccorso. La Serbia, la Bulgaria, e l’Albania risposero sole al suo appello, e gli diedero un’armata, con la quale s’avvanzò risolutamente all’incontro del vincitore della Tracia, del Sultano di Adrianopoli. Per la sua bravura, per la confidenza eh’ egli inspirava ne’ suoi soldati, forse avrebbe potuto riportare la vittoria. Ma una fatale collisione ed odio fra due de’ suoi valorosi generali, Vuk Brankovic e Milos Obilié, vieppiù aizzati da quello delle loro donne, furono la causa della sua perdita. Vuk, che aveva fatto un patto segreto col Turco, cominciò a calunniare Milos, ed accusarlo di mene proditorie. Gli credette Lazzaro, ed imbandita lauta cena, alla quale convitato aveva il fiore dell’aristocrazia serba, brindò alla salute di Milos, tacciandolo di traditore. Milos se ne senti fortemente offeso, e, alzatosi dal desco, gli rispose: domani vedrete, o Sire, ove sia fedeltà o infedeltà; l’infedeltà vi sta da canto. Spuntato il mattino, Milos co’ suoi due prodi compagni Milano Toplica ed Ivan Kos a ni: ic si portò al campo turco, e, posate le armi a terra, in segno di arrendersi, gli riesci di penetrare nel padiglione del Sultano, e, facendo sembiante di baciargli rispettosamente la mano, trasse il suo coltello e lo immerse nel ventre del Sultano con tanta forza clic ne uscirono le interiora. Cosi periva Ammuratte, il terribile institutore de’ giannizzeri, il vincitore di trentanove battaglie. Senonchè quest’ atto di audacia e di devozione, al quale e’ sacrificò la sua vita, non ebbe nel combattimento delle due armate il felice risultato, che se ne attendeva. Milos, massacrati molti ottomani, veniva legato e spento crudelmente coi due suoi valorosi compagni. Incomiuciò in frattanto la battaglia. L’ ala, con cui il solo re oprava, mostravasi più che mai gagliarda. Ma i soldati, comandati da lui, sorpresi di non vederlo alla loro testa, e turbati da vaghi rumori d’ un tradimento, resistettero fiaccamente all' attacco dei Turchi. Al momento, in cui Lazzaro rianimava il loro coraggio, al momento cioè decisivo della battaglia, l’ala, di 12,000 uomini, comandata da Vuk Brankovic, si dava ad una fuga vergognosa, seguendo il suo comandante, che dava di sprone al cavallo, per sottrarsi alla pugna, e cosi infamemente tradiva. Lazzaro riesciva fruttati-